TRASPARENZE è il titolo della mostra di Simone Conti, curata da Francesca Giovanelli e allestita nell’autunno del 2015 presso la Turris Magna di Castelnuovo Magra (SP) , sede che ha ospitato esposizioni importanti come Icons di Elliott Erwitt e Football and Icons di Steve McCurry. L'autore usa una retroilluminazione per evidenziare ciò che l’oggetto fotografato cela all’interno e, grazie al sovradimensionamento dell’immagine, coglie ogni minimo, intimo dettaglio. La decontestualizzazione dona all’immagine un sapore particolare e la tiene in bilico tra il reale e l’irreale, il concreto e l’astratto. "Trasparente è la sostanza che può essere attraversata dalla luce, consentendo allo sguardo di percepire ciò che si trova al di là di essa. Ma l’atto di guardare non costituisce soltanto un’operazione empirica capace di stabilire un’interazione concreta tra un essere pensante e un oggetto appartenente al mondo della realtà. Una visione può infatti attivare nella mente in modo dinamico una serie di riflessioni soggettive, portatrici di significati ulteriori: chi osserva qualcosa può staccarsi dal qui e ora per attingere alle conoscenza fornite dalla propria esperienza, ripercorrere vissuti personali o appartenenti ad una collettività, intraprendere percorsi verso mete inesplorate, fino a divagare nel delicato mondo dell’inconscio. E’ in questa dimensione, al tempo stesso concreta e fluida, sospesa tra il reale e l’ignoto, che prendono corpo le “Trasparenze” di Simone Conti. I soggetti da lui ritratti sono stati estrapolati dal mondo naturale, quotidiano e familiare, poi sapientemente decontestualizzati in modo da suscitare in chi li guarda una libera e personale interpretazione che, superato il dato oggettivo, possa innescare una rete di relazioni, concetti, metafore, astrazioni. Lo sguardo, procedendo attraverso le linee di contorno, le superfici, i particolari, può così approdare in un altrove, superando le barriere del tempo e dello spazio. L’effetto straniante, ottenuto anche grazie al sovradimensionamento dell’immagine, stampata in bianco e nero con infinite declinazioni di grigio, è veicolato dal supporto scelto: una carta spessa e ruvida al tatto, ma delicata e morbida allo sguardo e capace di trattenere a sé le ombre, lasciando alla luce la libertà di espandersi liberamente nello spazio, come in un’incisione calcografica. Il risultato è un tipo di stampa fotografica non comune, che nasce dal dialogo tra antiche tecniche analogiche e sofisticate tecniche digitali. Si tratta di una fotografia che, partendo da un dato fisico, finisce per sconfinare nel campo dell’astrazione per diventare puro concetto. Ed è così che la sostanza stessa dell’esistenza prende una prima forma in “Vita”, si materializza in “Cellula”, diventa archetipo in “Petra Picturae” , si compone di ragione in “Cerebrum” e di sentimento in “Floreale”, si cristallizza in “Ambra”, si assembla in “Nebula”, per poi evaporare in “Mystica”, eternandosi."