Marzia Calì
Artista, Caltanissetta, Italia, iscritta 8 anni fa
L'Arte è un personale specchio. Il riflesso rivela quello che è interno che non ha corpo, quello che c'è dietro la carne. Il suo compito è di interrompere il pigro scorrere delle nostre esistenze, è un andare alla ricerca di quei momenti di silenzio dove fermarsi e crescere. L'arte non è bellezza, non significa decoro, non deve essere solo estetica ma deve fare pensare. L'opera diventa l'ora di eternità nella vita dell'artista.
Le forme devono parlare e il colore pure. Una qualunque immagine pittorica può definirsi "arte" quando genera nell'osservatore un'impatto emotivo, quando ne risulta uno spettacolo ipnotico. Il pittore che lascia cadere una macchia per errore e decide di lasciarla non fa altro che rendere come voluta una realtà accidentale, sfruttando il caso come un atto improvviso di creatività, è la manifestazione di una "danza interiore". Talvolta anche l'azione del cancellare del voler nascondere l'errore, usare la traccia pittorica come negazione come sbarramento, può assumere il valore di segno creativo. L'Arte è comunicazione è desiderio di una donazione di sè, è desiderio di partecipazione, di rendere cioè l'altro partecipe delle nostre emozioni restando in attesa di una qualsiasi risposta. Ha luogo così la "comunicazione desiderante": quell'egoismo che ci spinge alla donazione per un godimento personale, per un intimo piacere, nella quale a volte, vive l'altruismo dello scambio reciproco. La comunicazione è contatto con l'altro, con l'esterno; è la convivenza del comunicare con l'agire, l'atto di una volontà di trasmissione emozionale che non esclude affatto l'intelletto.
La ricerca consapevole che affronto è quella di guardare, portandola fuori, la mia interiorità. Affermo il bisogno di raccontarmi, lo spazio pittorico diviene spazio di sfogo. Tutto quello che è interno a noi è pura astrazione non può essere raccontato con gli stessi elementi visivi riconoscibili offerti da tutto ciò che è esterno a noi. La pittura non-figurativa completamente libera da ogni imitazione e da ogni riferimento con il mondo esterno mi permette di sviluppare un alfabeto individuale; Mi interessa l'utilizzo emblematico del colore, i neri profondi (colore del buio, del silenzio, del crepuscolo) e il rosso intenso (colore della vita, della vigoria, della forza), coesistono in un dualismo incompatibile vi è la presenza di due principi fondamentali (morte/vita) reciprocamente complementari o opposti.
L'azione data dal viola è pensata, ponderata, è volontà di inizio, di timida rinascita dopo l'urlo interiore dato dal nero che ha la forza distruttrice di un colpo di martello; L'oro viene dalla terra è l'opposto del nero - il nero è negazione l'oro è ricerca, illumina. I miei sensi sono completamente appagati da tutto questo, il luogo che mi costruisco nasce da un lungo percorso introspettivo giocato tra distruzione e creazione. In quello che faccio si potrebbe riscontrare una vena pessimistica; chi è semplicemente pessimista abbandona, ma il mio opera/re è un modo di combattere, un modo per dire che credo al valore delle cose che rischiano di sparire - natura, anima, memoria, persona -. Il lavoro cambia a seconda della vita che mi attraversa. Cambia l'osservazione, cambia il materiale, le visioni, il modo di lavorare. Il cammino cambia ma sempre con lo stesso scopo.
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