Una pittura rapida, immediata, gestuale, che scarica sul supporto – spesse volte cartaceo – un’energia emotiva e psichica che vive di accensioni improvvise ed accetta quale completamento del lavoro anche una certa componente di casualità: «La mia pittura», sostiene la Salvadore, «per molto tempo è stata solo acqua e pigmento. L’acqua essendo fluida non è completamente controllabile e mi permette di farmi da parte, in modo da consentire che la forma si riveli da sé, come se le mie mani fossero sensori, antenne». Inoltre, è una pittura che sembra non trovare soddisfazione nell’utilizzo di un solo mezzo, e vive al contrario di una molteplicità di interventi parziali realizzati – e anzi verrebbe da dire vitalmente esperiti – con strumenti e materiali diversi (china, acrilico, pastelli, acquerelli, pesante pittura da imbianchino, ed altro ancora). Ebbene, tutto questo risulta assai funzionale all’espressione di un dramma che le opere portano con sé quasi fisicamente: i segni si avviluppano contorcendosi, le spatolate si addensano in grumi pesanti, gli stessi pastelli ed acquerelli – che la tradizione ci ha fatto conoscere quali media “gentili” – producono macchie potenti e nervose. Quanto al video, non si tratta più, di rapportarsi con «il quadro come opera compiuta, come traguardo», ma piuttosto con «il video come testimonianza di un’azione, di una tensione», perché tutto il processo in cui esso si esplica («l’atto segnico in sé, la formazione di un segno e la sua cancellazione che diventano opera») consente all’artista di collocarsi – tramite la narrazione che ne deriva – «più vicino alla vita, alla verità delle cose». D’altra parte, però, il senso di frammentarietà che è inevitabilmente connesso alla tecnica dello stop-motion ci riporta, ancora una volta, ad una intensa interpretazione del mondo, presentandosi cioè – in un certo senso – quale contraltare delle immagini per certi versi quasi “svaporate” e spirituali della pittura: una frammentarietà irrequieta che è caratteristica dei nostri anni, e che nelle opere di Antonella Salvadore permea in tutta la sua potenza tragica e dolorosa." Paolo Sacchini