Il trittico fotografico è una forma di arte visiva dinamica. Mentre l'immagine singola ci regala un attimo congelato di vita, il trittico si apre, fiorisce, si muove e diventa 'storia'. E' un percorso. Questa sequenza fotografica riesce a trasformare l'imponente architettura del Pantheon in uno scheletro che sostiene la luce, riesce a cogliere e a trasmettere, in tre scatti, lo sgomento estatico che si prova guardando l'immenso e lo fa trasformando la rigida immobilità strutturale in una danza di luce e il rispettoso silenzio, in voce narrante. Il sillogismo che lega le tre immagini riporta l'uomo alla sua primordiale innocenza, gli ricorda che è piccolo di fronte all'immenso, indagato e giudicato da quel grande occhio che sta sopra di lui, eppure la potenza di queste tre fotografie sta nel sussurrarci una seconda ipotesi interpretativa: che non esiste bellezza senza verità e senza il tempo necessario per capirla, così nelle prime due immagini la luce fende il buio della volta ma non la illumina per intero fino al terzo movimento che diviene tripudio di luce e ogni particolare si rivela nel suo schietto equilibrio di purezza zenitale. La terza fotografia non è la fine del percorso ma, al contrario, l'inizio dell'osservazione della realtà. L''immaginario si solidifica, si trasforma in immagine e ritorna come per magia al suo stato originale di materia.