“Dialoghi Pompeiani, l’arte, il tempo e le opere” è un percorso di mostre ed eventi culturali, a cura di Franco Cipriano, che inaugura “SENSI, linguaggi creativi”, un nuovo spazio di promozione per l’arte contemporanea a Pompei, diretto da Giuseppe Scagliarini. Alla comunicazione degli eventi espositivi collabora Raffaella Barbato. Le iniziative di SENSI promuovono una riflessione sul crocevia estetico, storico e critico del rapporto tra forme della memoria del Classico e linguaggi contemporanei. Interrogando la possibilità di un dialogo dei ‘segni dell’antico’ con le espressioni plurali dell’arte e della cultura contemporanea, si opera nell’interazione tra la memoria e il presente, ‘esponendo’ i linguaggi espressivi nelle loro molteplici proiezioni di senso, tra immaginazione e de-costruzione, citazione e rielaborazione delle forme. APPARIZIONI è la mostra che inaugura il progetto, con opere di due giovani pittori campani e di un fotografo francese: Giovanni Alfano, Lucia Schettino, Martial Verdier. Scrive Franco Cipriano nel testo che presenta la mostra: “Sulle tracce di un labirintico attraversamento del passato come visione, le aberrazioni e rarefazioni spaziali delle fotografie-ricordo di Martial Verdier tramutano l’urbs in scena ‘onirica’ del tempo. La fotografia è azione non rappresentazione. Memorizzare è performare il reale.” […] Se l’apparizione dell’immagine diventa interrogazione della sfera del presente, nella “concordia-discordia” che intercorre tra l’immagine e il tempo, sull’instabilità della memoria ci interrogano le visionarie materie del segno di Lucia Schettino. Se il campo d’azione del gesto è il vuoto, il fondo degli ectoplasmi della Schettino si rivela come grembo di un evento nascente.[…] Mentre Schettino genera il tempo della sua pittura nel quale è riflessa essa medesima attraverso il gesto che ne manifesta la presenza, i disegni di Giovanni Alfano sono sospesi nel vuoto del silenzio fontale, dove il nulla è loro matrice – eterna matrice di ogni immagine? Nell’opera graphica sembra ritrarsi il gesto, le figure sorgono dal bianco abissale con un lento, freddo affioramento. Il foglio è theatrum del disegnare, nel tempo de-soggettivizzato del disegno che ‘scavando’ la luce trova le ombre della memoria.”