Lo cerco in molti angoli di mondo, l’inafferrabile “spirito del tempo “. Setaccio il web alla caccia di foto che raccontino di un luogo e della gente che lo abita e nel mio vagare lego insieme soggetti diversissimi che in comune hanno una sola cosa: vivere nel tempo presente. Le immagini, riportate sulle tele, son dipinte coi pennelli e con lo spray ed è il colore, oltre alle velature, a focalizzare alcuni particolari, a creare i volumi, a determinare una sorta di vuoto narrativo attraverso la tecnica dei distacchi tonali. Lo ZEITGEIST così i filosofi tedeschi nel tardo Settecento battezzarono il “genius seculi” -si appalesa in special modo nei contrasti, nel dualismo tra tradizione e modernità. in un’epoca, la nostra, che cancella le identità locali, nel progredire di un’osmosi culturale continua e inarrestabile. Un fluttuare reso con variazioni cromatiche che registrano differenti temperature. Bianco e nero, per i bambini, tutti in fila coi loro ombrelli aperti, che camminano sulle macerie del teatro di un imprecisato conflitto. Rosso, invece, per la sfilata delle Grid Girls coreane, belle ragazze aspiranti miss che allietano i piloti coi loro sorrisi internazionali. E tocchi seppiati, ombre grigie, profili sfumati. propongo una geografia errante che mette fianco a fianco le favelas brasiliane con le raffinerie saudite, i minareti de Il Cairo assediati da una selva di parabole alla sagoma di una donna velata che mai incontrerà l’ebreo ortodosso a colloquio con un manifestante palestinese.