[...] il lato più originale della pittura di Maio, dovessimo escludere i titoli delle opere, talvolta curiosamente imprevedibili (come quel Benedetto XVI la scelta, solenne ed enigmatico), sta in altro, l'associare la modularità vorticosa appena esposta, di indubbia natura astratta, ad un elemento architettonico dal marcato spessore tridimensionale (ora un pilastro, ora più ricorrentemente, lo strombo di un architrave o di un telaio di finestra), per quanto la sua trasparenza finisca per ridurre drasticamente qualunque possibilità di proposito realistico. Cosa sono quegli strombi, che funzione vogliono avere rispetto alle nubi di vortici retrostanti, che già sarebbero sembrati in grado di cavarsela per proprio conto, senza bisogno di altro ausilio? Probabilmente, a sentire le parole dirette dell'artista, vogliono rimarcare il processo alla base della creazione astratta, il superamento progressivo della dimensione materiale a vantaggio di quella spirituale, come se una porta aperta ci indicasse il passaggio obbligato da un punto a un altro. Davanti c'è ancora segno del terrestre, quando dietro, a dominare, c'è solo il cielo dell'immaginazione lirica. Sta a noi, se il viaggio proposto da Alessandro Maio ci alletta, spiccare il volo. Vittorio Sgarbi