Max Crivello
Artista, CefalĂą, Italia, iscritto 11 anni fa
Il segno ed il paradigma dell’esserci: ricavare un tale punto di partenza dall’opera tanto ricca e composita come una ragnatela di Massimo Crivello è come posizionare la stessa realtà nel cuore di una traccia, di una presenza che nel tempo, nella storia, si compie come progetto di irripetibilità .
In Principio era l’Idea, certamente, ma anche in principio si avverò il segno. Siamo in una dimensione quasi metafisica che prelude all’atto creativo che rimane sempre come esperienza di perennità .
Ogni disegno di Massimo Crivello è appunto Di- Segno esoterico, che è proprio dell’universo simbolico profondamente sentito dal nostro valente artista. Riuscire, come abitualmente fa Crivello, a rendere plausibile la complessità attraverso la sintesi del segno dell’Arte, è rendere alle “Tavole che parlano” ( molto più di un semplice fumetto) una funzione di interiorità , capace di suscitare l’oltre, il valore, l’atto definitivo e senza possibilità di revisione, di pentimenti, che fra la tessitura della cultura della memoria rispecchiano un’immanenza che si manifesta e si esprime, ma che sottende sempre altro.
La concezione e operazione di puro pensiero e di pura tecnica sono quelle che compie da tempo con estro ed intelligenza d’artista Massimo Crivello, che senza posa dona - è proprio il caso di dirlo – orizzonti e visioni oniriche e storiche al contempo, senza dimenticare l’armonia della profondità in una terra come la nostra ben conosciuta e indagata e - direbbe Tolstoj - piccola patria, metafora stessa del mondo, universalità cosmica che ci appartiene come humus e che Crivello pienamente consegna alla sensibilità , alla vista di ogni singolarità e, quindi, del mondo.
Altro aspetto centrale dell’opera di Massimo Crivello è il senso che egli ci propone come atto di essenzialità esaustiva. Penso – per li rami – all’esemplarità di un Lucio Fontana che capì ( non senza fraintendimenti dei passatisti) il valore dirompente del segno che incide, la trasgressione che apre all’orizzonte, che scavalca la superficie angusta, che è in grado di compiere una sorta di ritualità iniziatica, oltre la soglia dell’ovvio e del banale, del consueto ingabbiamento, delle categorie estetiche vetuste.
Bene, Crivello riesce proprio a collegarsi con la sua scrittura segnica, e in dimensione di “creattività ”, a una tensione artistico-filosofica, che è una vera e propria verticalizzazione spirituale.
Altro riferimento mi sembra essere, riflettendo, l’opera di un Munà ri proprio per i significati poetico-mitologici del frammento segnico che, fra lucidità e invenzione, il grande Maestro sapeva indicare come caleidoscopio, maschera, cultura comportamentale e destino di una nuova, pedagogica stagione del fare e del creare nell’invenzione e nell’ironia. E’ con tale Weltashaung che si misura l’autonomia artistica, intellettuale e culturale oltre alla esemplare originalità dell’opera di Max Crivello, la cui autentica riconoscibilità è potenza narrante, è nella iscrizione nello spirito del tempo e oltre il tempo, intima necessità comparativa, istanza e ricerca della verità , piena aspirazione alla realizzazione di sé nella rappresentazione anche storica dell’umano verso la stagione piena della luce, che i simboli sanno sempre evocare e che nell’opera di Crivello si consegnano in tale misura come evento geniale d’Arte e di Bellezza.
Tommaso Romano
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