Vendetta per una poesia negata: "Salva con nome" di Alessandra Baldoni, a cura di Maddalena Rinaldi. -Chi mai potrà misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando rimane preso e intrappolato in un corpo di donna?- Virginia Woolf, "Una Stanza tutta per sé", 1929. Lottare contro lo spettro eterno dell’oblio, preservare la memoria ed il ricordo di piccoli gesti quotidiani, di oggetti e affetti del nostro passato e sempre stato una tendenza insita dell’essere umano, un istinto primordiale. E l’arte, nelle sue eterogenee forme e manifestazioni a cavallo di epoche secoli e mode non è certo stata a guardare. Molti sono gli artisti, contemporanei e non che hanno scelto al centro della loro ricerca la memoria, il tempo, il ricordo. Questo il quadro entro cui leggere quelle forme artistiche avvezze ad osservare la realtà del quotidiano con morbosa curiosità che, negli ultimi anni, sono emerse con prepotente velleità nel panorama contemporaneo. Come nel caso, ad esempio di Sophie Calle (Parigi, 1953) o Christian Boltanski (Parigi, 1944) solo per citare alcuni tra i maggiori esponenti. Artisti questi che con la fotografia, il video o l’installazione da anni indagano il quotidiano, la memoria e lo scorrere del tempo quasi in maniera maniacale. Alessandra Baldoni (Perugia, 1976) rientra nel contesto così delineato di quel genere di arte contemporanea che riflette sul vissuto quotidiano. Già proposta dallo Studio Vanna Casati nel 2005 e nel 2009 con “La Terza Persona”, vi torna in occasione della Nona Giornata del Contemporaneo, presentando un lavoro inedito. La sua ricerca estetica riflette da sempre sulle specificità dell’atto fotografico in connessione con le altre arti, offrendo suggestive incursioni nella favola, nella letteratura o nella poesia. L’artista mette in scena veri e propri set, costruendo un mondo metafisico ed incantato e cercando di raccontare i luoghi dell’anima, quelle geografie esistenziali in cui ognuno può riconoscersi. Temi centrali del suo lavoro sono da sempre la memoria, il sogno, la favola e l’amore. Attiva da anni sul territorio nazionale ed internazionale Alessandra Baldoni è oggi tra gli artisti selezionati per il Premio Cairo 2013. Il suo ultimo lavoro, "Salva con nome" si pone sin dal titolo come un omaggio all’ultimo libro di Antonella Anedda, poetessa cara all’artista. Ma è anche al contempo una dichiarazione d’amore verso un qualcosa che va preservato dall’oblio e dalla dimenticanza e nasce dall’esigenza dell’artista di rendere onore a quelle scrittrici che hanno avuto un ruolo fondamentale nella sua ricerca estetica. Scatti poetici e raffinati, che celano un forte connotato concettuale sotto simbolici simulacri, quelli che la Baldoni ha realizzato per raccontare vite, passioni, destini di Virginia Woolf, Amelia Rosselli, Ingeborg Bachmann, Antonia Pozzi e molte altre. Scrittrici, poetesse, autrici, che hanno deciso di continuare a vivere scegliendo la morte. Come se ritirarsi e sparire per sempre, fosse l’unica soluzione per non sottostare a bavagli e costrizioni. Perché i poeti si sa, a volte danno fastidio e non sempre piacciono al potere politico, che nel mondo e nei secoli ha cercato di contrastarne l’attività di denuncia sociale. Oggi, Alessandra Baldoni, decide di ricucire quei destini strappati e di annodare in un unico racconto fatto di immagini quelle storie d’amore e sofferenza, cogliendo di ciascuna vita un tratto, una traccia, un simbolo. Le foto esposte, come delle metafore visive, alludono infatti a dei simulacri, nel tentativo di narrare il vissuto di ciascuna poetessa attraverso quei simboli che sono stati parte della loro vita, ma anche della loro atroce morte. Il fuoco per Ingeborg Bachmann, quello stesso fuoco che l’ha vista bruciare nella sua elegante casa di via Giulia A Roma nel 1973, l’acqua, causa del suo annegamento suicida per Virginia Woolf (Rodmell,1941) ma anche elementi cari alle poetesse in vita come il ghiaccio, ad esempio, per Antonia Pozzi. Quelle della Baldoni sono di sicuro immagini dall’indiscusso valore concettuale, immagini forti e a tratti scioccanti, immagini che gridano vendetta. Vendetta per una poesia negata, per una, cento, mille voci imbavagliate.