Un amore imperfetto è un amore perfetto in un tempo e in circostanze sbagliate. È un amore che non ha dimora, non ha luogo e non è per questo visibile. Non ha un posto nel mondo. Ha il volto coperto di un lui e una lei ( “Senza titolo #1”, “Senza titolo#2”) distesi che aspettano il disvelarsi del loro mistero. Sono amanti celati, corpi stesi a terra in attesa di un’appartenenza. Sposi non consacrati, respirano sotto un fazzoletto rosso che appena segna i tratti del loro viso. Come gli amanti di Magritte nascondono qualcosa e qualcosa appena pronunciano. Sottovoce, come le frasi d’amore o le promesse notturne. Lei tiene nel palmo una rosa, la stessa forse che lui ha appuntata sul bavero della giacca. È un patto, un gioco o un segreto. L’amore rende gli oggetti simboli, costruisce significati. Inventa strade, stratagemmi, percorre sentieri non segnati sulla carta, la notte sta sveglio, attraversa boschi fatati e si avvale di strumenti magici per sovvertire l’ordine imposto delle cose. “L’amore genera” rappresenta il desiderio di creazione a tutti i livelli, carnale, spirituale, artistico. Le parole sul corpo del figlio-metafora sono frammenti di un carteggio. È il sogno di estensione nell’altro e oltre l’altro, di allagamento della terra amata. “L’inizio di molti alfabeti” è il primo quaderno, i primi fragili tentativi di scrittura, i segni che determineranno ogni poi. La pagina è aperta sull’esercizio della “a” che poi troviamo a marchiare il sigillo infuocato della lettera di “Tu nelle mie tasche”, amuleto di carta da portare sempre con sé come un soldato in una guerra di ostacoli e circostanze avverse. “Il sentiero dei petali di pietra” racconta di un cammino segnato da parole e piccoli sassi scarlatti che servono a non perdersi. Lasciano una pista visiva al cuore segugio. “Batti tre volte i tacchi”, citazione delle famose scarpette rosse di Dorothy, è il modo sognato per poter raggiungere l’amata in ogni momento, in qualsiasi posto si trovi, con spostamenti rapidi come il desiderio stesso. E se di giorno ci sono scarpe magiche, la notte c’è bisogno di un cuscino ( “L’ingresso del sonno”) con parole simili ad una preghiera erotica - i versi sono di Patrizia Valduga - che conduca fino alle estremità dei sogni, alla passione che riemerge al buio, che mai sazia si muta in corpo da inchiostro. Gli innamorati velati devono scoprirsi il volto e guardarsi per intero. Devono lasciarsi vedere se vogliono avere un posto cui dare il loro nome, se vogliono un “titolo” ad indicarli. L’amore sovverte l’ordine delle cose, capovolge e scardina, sposta la latitudine delle maree. Ma solo correndo tale rischio, solo allora potranno avere un tempo solo per loro.