Il simbolo, quando riconoscibile, diventa icona di valori assoluti che vale più del linguaggio scritto o parlato. Quando simbolo, linguaggio e immagine s’incontrano il racconto si fa mezzo unico e ineguagliabile per narrare storie che da personali diventano universali. Una bambina di spalle con un cappotto rosso e un uovo ai piedi su uno sfondo che è mare cielo e terra insieme, compongono un’immagine forte sia per contenuti che per impatto visivo: gli scatti di Alessandra Baldoni sono calamite che attraggono e respingono per loro fisica natura. C’è Cappuccetto rosso e il bosco, c’è Alice con i sogni racchiusi nella teiera del Cappellaio matto, c’è Biancaneve e la sua mela che è amore e morte insieme. Che siano eroine di fiabe dell’infanzia o donne infinitamente sole di fronte a spazi incontaminati, i soggetti sono composti dall’artista in inquadrature di inusitata bellezza. Gli attori sono personaggi consapevoli - non c’è finzione, compostezza semmai - in equilibrio tra solenne staticità corporea e sentita vibrazione emotiva. Il loro essere così enigmatico, per certi versi perverso, acquista la dolcezza di un animo irrequieto, sensibile e attento celato in quelle righe che come pagine di un diario accompagnano l’intimo viaggio dell’occhio della fotografa. I set di questo perturbante immaginario visivo sono campiture di una natura selvaggia e familiare: boschi, mare, prati, foglie secche in autunno, cieli contrastati, da pittura romantica. La cifra stilistica è la saturazione cromatica, a mettere in luce gli opposti (rosso-verde, luce-ombra, vita-morte, realtà-sogno) e la linea di demarcazione dell’orizzonte visivo. -Luca Beatrice-