La convinzione che ci sia un legame energetico che stringe corpo umano e contesto ambientale in un connubio inestricabile è alla base di molta parte del lavoro di Salvatore Calì, in cui il corpo (il suo) perde confini e si disperde nella natura, “rivestendo” di pelle umana cascate, alberi, luoghi propulsori di un’energia ancestrale… (Marco Trulli per la personale Shapeshifters, nel contesto di timeless | senza tempo, progetto curatoriale di Renata Summo O’Connell) La vita come esercizio insieme biologico e visionario all’interno della natura in Shapeshifter, la scelta di Calì di connettersi con il suolo, le piante, le rocce, coincide anche con il collegarsi ad un progetto di conoscenza universale dinamico e in evoluzione. Il suo distacco dalla tradizone occidentale che interpreta o esamina la natura, inizia invece un dialogo che è allo stesso tempo contemplazione performativa aprendo tra l’altro nuove modalità per immaginare il discorso artistico (Renata Summo O'Connell) Shapeshifter (colui che muta forma) è il termine con il quale nelle culture sciamaniche dell'America centro meridionale vengono indicati quelle persone, dai poteri straordinari, capaci di mimetizzarsi completamente nel paesaggio assumendone le sembianze fisiche. In occidente, con tale termine, vengono indicate quelle persone capaci di portare cambiamenti significativi nella società in cui vivono, ruolo svolto, a mio avviso tra l’altro , dall’Arte. Il progetto Shapeshifter consiste in una serie di autoritratti nei quali tento, tramite la tecnologia digitale – che ci ha trasposti per sua intima natura, dal mondo materiale dell’atomo al mondo immaginifico dei quanti, e attraverso metodiche da camera oscura con la stratificazione di immagini in un’unità di tempo e luogo -, di fondermi con il paesaggio, confrontandomi così, intimamente, con gli elementi che lo costituiscono, rocce, erbe, alberi, luoghi.