Ho deciso di intitolare questo lavoro L’ospite inquietante, ispirandomi alla definizione che Nietzsche da del nichilismo. Sono partito da questa affermazione per fare alcune considerazioni sul cambiamento epocale a cui stiamo assistendo in questi decenni. La mia operazione, attraverso le immagini, è quella di riflettere sull'importanza e il ruolo della persona nel mondo contemporaneo. Se da un lato la tecnologia e il digitale per alcuni sono un'opportunità, per molti altri rappresentano un problema. Gli sforzi prodotti per cercare di distruggere le barriere, per cercare di avvicinare le persone, per farle comunicare più in fretta, per migliorarne la vita, sembrano invece avere effetto contrario. L'idea di futuro, che in tempi non molto lontani, era accompagnata da un senso di ottimismo e di speranza, oggi è vista come preoccupazione e in molti casi angoscia. L’uomo non è più al centro dell’universo non è più il soggetto della storia ma nell’età della tecnica è ridotto a funzionario di apparati tecnici. La tecnica va distinta dalla tecnologia che riguarda gli strumenti moderni che noi usiamo quotidianamente, la tecnica è la forma più alta di razionalità raggiunta dall’uomo perché non prevede il linguaggio a cui preferisce i numeri che sono più precisi, il suo scopo è quello di ottenere il massimo dei risultati col minimo dei mezzi. È più alta anche dell’economia perché l’economia vive della passione per il denaro da cui la tecnica è esonerata. La definizione di nichilismo data da Nietzsche cioè “manca lo scopo, manca il perché, tutti i valori si svalutano” la trovo più che mai attuale. L'animo umano quindi, invece che elevarsi e ambire a mete più alte, risulta disorientato e perde importanza quasi consistenza, mi sembra di vedere intorno a me i miei simili quasi trasparenti vagare senza meta in cerca di certezze in una specie di teatro della solitudine.