Simona Bartolena, critico d’arte. C’è qualcosa di affascinante nelle opere di Giorgio Donders... qualcosa che attrae l’occhio e lo spinge a osservare meglio. Sarà forse per la difficoltà a catalogarle in una tecnica definita o in uno stile specifico o per quel loro giocare con i sensi, non saprei dire. Certo è che le sue opere, sospese tra fotografia e pittura, verità e immaginazione, sfidano lo sguardo e sollecitano la mente. Donders si definisce un “curioso” e su questo non c’erano dubbi: solo un occhio curioso (e sensibile) riuscirebbe a cogliere aspetti della realtà tanto sottili e nascosti, mostrandoceli come non li avevano mai visti. Non credo sia un caso che Giorgio abbia praticato per anni la “magia”. La sua passione per i giochi di prestigio spiega molte cose. Spiega ad esempio la sua abilità nel lavorare sui dettagli ma anche la sua capacità di ingannare il nostro occhio, accompagnandolo dove meglio crede. E mago Donders lo è davvero per riuscire a trasformare insignificanti particolari della realtà che lo circonda in immagini astratte di straordinaria eleganza. La sua avventura è nata per caso, da una fotografia scattata a una lampada da un punto di vista inusuale. Da allora non ha più smesso di cercare, di indagare il vero attraverso nuovi occhi, a caccia di particolari da catturare attraverso l’obiettivo, meglio se quello – più agile e dinamico – del cellulare. Donders non è un fotografo: la sua ricerca trascende la questione tecnica, prediligendo un approccio dinamico al mezzo espressivo. L’obiettivo fotografico è lo strumento con cui l’artista compie i suoi giochi di prestigio, presentandoci una realtà magica e sospesa, una realtà che non riconosciamo perché non siamo in grado di coglierla con i nostri occhi distratti, impegnati come siamo a osservare l’insieme, perdendo per strada i dettagli. Con uno scatto Donders mette in evidenza la struttura stessa delle cose, evidenziando il rigore di una linea, la sinuosità di una curva, la qualità tattile di una superficie. Ne nascono opere dalle molteplici chiavi di lettura, sospese, sfuggenti, di sorprendente originalità: opere che nascono dal vero ma da esso si astraggono, in un dialogo affascinante tra realtà e visione.