Tralicci dell’alta tensione pericolosi per l’uomo, tacciati di causare gravi problemi per la salute, diventano luoghi nei quali la natura riesce a proteggersi dall’uomo. Durante il mio girovagare, notavo che queste enormi “gabbie di metallo” racchiudevano piccole oasi verdi, alberi, natura selvaggia, usate anche da animali selvatici come luoghi di sosta e transito. Intorno terre arate pronte per la semina ma all’interno dei tralicci l’uomo non mette mano e così il verde può liberamente crescere senza controllo. Così ho iniziato il mio lavoro, alzando lo sguardo verso l’alto e seguendo i cavi dell’alta tensione che collegano un traliccio all’altro, mi era possibile trovare una nuova “oasi”, in attesa solo di essere scoperta e subito dopo lasciata lì, libera di poter continuare la sua effimera esistenza. Il lavoro è realizzato con banco ottico, ed ogni volta che lo sistemo li vicino e mi preparo allo scatto, riesco ad immaginare cosa possano provare quelle piante rinchiuse lì dentro. Preparo il banco con il cavalletto sul terreno, infilo la testa sotto il telo e nel momento in cui inizio a toccare la macchina per giostrare con i movimenti sento l’apparecchio friggermi tra le mani! È in quei momenti che capisco.
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celeste,
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