VOGLIAMO BARABBA
attraverso di essi assume valore "politico". La Religione, in questa società, è
un orpello tanto quanto la Storia. Perché l'Io è l'unico vero Dio e la sua
realizzazione nel presente la vera e unica salvezza.
Il germe del "noi" comunque sembra riaffacciarsi nella storia: soggetti che
sono allo stesso tempo individui e parti di collettività mobili, che nascono in
nome di un obiettivo e si disfano non appena l'hanno raggiunto.
Identità e gruppi in movimento, anzi "movimenti" che non aspirano alla
conquista del Potere, ma alla conquista di un diritto circoscritto; non hanno
un unico sistema di valori, un'unica guida (terrena o divina) in cui
identificarsi, ma un nucleo di istanze condivise, nel nome delle quali
agiscono. Nell’opera sul piano dell'espressione, mi pare che ci siano tre livelli:
quello della realtà a cui ci sottraiamo (i bambini in primo piano), quello dell'uomo di
oggi, apparentemente informato ma inconsistente nella sua ignoranza e nel vuoto
di valori in cui è immerso, quello dell'arte (Vogliamo Barabba di Daumier) che rivela la
responsabilità di questa ignoranza e di questo vuoto nella storia.
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