lo sguardo altrove
Rappresentare se stessi è così difficile! Mentre pensavo a cosa proporre ho avuto molte idee: bianco e nero con garza, luce dietro alla carta per far emergere due volti: quello che sta sotto mi riproduce in bianco e nero; sopra, il colore dirompe e cambia l’immagine. Ultima scelta dettata forse anche dal tempo ormai esiguo, ma direi pure dall’istinto di usare colori solari, in sintonia con l’estate.
Mentre guardo a sinistra, qualcosa mi fa uscire dal quadro. E così l’insieme diventa dinamico, perché gli occhi ricercano altro, fuggono dal presente dello sguardo fisso, che scruta lo spettatore e contemporaneamente lo trascina a guardare verso quell’angolo: interagendo con il ritratto, chi osserva forse si porrà una domanda… cosa guarda, cosa pensa, chi o che cosa c’è, aldilà dello sguardo.
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Questo autoritratto ha uno stile semplice, che ricorda le produzioni infantili; quasi una realizzazione adolescenziale. Volevo un essenziale bianco e nero, ma il colore è un istinto ed è uscito. Sono io e ci sono.
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