LE CHAT
Dopo aver vissuto all’estero per un po’, sono ritornata in Italia. Corruzione, scandali, televisioni, media: sempre sintonizzate su morti insolute. Frastornata da immagini impietose, complotti al limite della follia, intromissioni voyeristiche, inseguita dalla vergognosa cronaca del macabro - ho cercato la rappresentazione dell’assenza di vita, il corpo-oggetto che da essere stato fin troppo guardato, ora guarda, immobile. Una periferia brulicante ma muta, la vita che scorre, i parchi, la natura inconsapevole teatro. Nel mio scenario dell’orrido c’è un ipotetico percorso – esaltato dalle cronache, boschi, cassonetti, cantieri, campi, macchine di conosciuti/scionosciuti - contrastato da suoni terribili, come il dolore. E l’immobilità del ricordo. Un montaggio alternato cerca di enfatizzare la staticità dell’offeso, dell’estinto, dell’ucciso – congelato in quasi 300 scatti – al dinamismo filmato di sezioni di vita quotidiana. Poi. REWIND.
Una vecchietta passeggia. Un autobus passa. Le cose tacciono.
Un altro. Un'altra.
VITTIME.
Le chat. Il tranello teso dalla falsa innocenza.
Le chat. Le relazioni pericolose.
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Fra
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