"Le dessin d'un enfant c'est un peu de son ame", scriveva nel 1913 Eduard Claparéde. Per i più piccoli il disegno è una necessità, come lo era per l’uomo preistorico che affrescava le caverne, crescendo poi ci si allontana dalla parte inconscia, tutto viene incasellato razionalmente e perde sincerità. Come i bambini anche gli esecutori di graffiti proiettano stati d’animo, bisogni, speranze, gioie, paure, talvolta angosce. Attraverso il disegno entrambi trasfigurano la realtà impadronendosene. Probabilmente i veri artisti sono loro: “coloro che riescono a mantenere un contatto con la parte infantile di sé” (Masal Pas Bagdadi).
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celeste,
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E nella lotta, sarai anche amato."
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