Senso obbligato
Una molteplicità orizzontale e dinamica che appartiene alla dimensione esterna, pubblica, è contrapposta alla sfera interiore e privata di un’unicità soggettiva, separate da un diaframma spaziale e cronologico, qui alluso dalla visione leggermente mossa e sfalsata di ciò che accade per strada rispetto alla fissità dell’immagine del cortile di un palazzo.
E’ quasi tangibile una presenza non visibile, suggerita unicamente dall’andamento della macchina che scandisce come un metronomo il ritmo della respirazione, incombendo e saturando il vuoto dell’immobilità ottica dell’inquadratura.
Su di essa si staglia un’ulteriore apertura che fornisce una posticcia soluzione all’asfissia fisiologica causata dal senso obbligato della visione e della respirazione, sicché quell’alito vitale proveniente dal corpo di ciascun uomo ha modo di congiungersi al respiro composito della comunità sociale.
Anna Saba Didonato
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