In “Things”,oggetti, pezzi di materiali e scarti prendono le sembianze dell'uomo e degli animali. Un essere dal percepibile senso di instabilità e precarietà che comunica il suo corpo, puro agglomerato di cose. Pezzi in equilibrio precario tra loro nonostante siano perfettamente posizionati l’uno accanto all’altro. In una sorta di antitesi visiva dà vita a considerazioni sull’uomo e sulla natura, che sembra essere rinchiusa in uno stato di evoluzione-involuzione. I volumi degli scarti continuano a rendere leggibile la struttura anatomica dei corpi ma sembrano contemporaneamente inficiare strutture più profonde dell’essere umano suggerendo un obbligato passaggio al mondo artificiale da cui provengono i residui degli oggetti stessi. L’inquinamento ambientale espande i propri confini, oltrepassa i limiti fisici e come un virus intacca le nostre sinapsi, i nostri sistemi mentali.
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celeste,
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