"Le mie parole sono balocchi"/"My words are toys"
ci si muove in un mondo fatto di simboli ed enigmi, di parole segrete da ripetere
fedelmente. Le foto di “c’era un volto” somigliano a piccole
crepe sul muro spesso del buon senso visivo, sono incantesimi, evocano animali misteriosi, oggetti miracolosi. Sono sassolini che girano nella mente, piccole ossessioni
di carta nitide nel loro bianco e nero che ne accentua l’aspetto
estraniante, le essenzializza e drammatizza insieme. Dramma significa lacerazione,
spaccatura. In quella specie di frattura si insinuano queste immagini. Queste
visioni che scompongono il mondo. Perché c’è ancora qualcosa da dire, qualcosa
che lascia senza parola e costringe a pensarne una nuova, inaudita. E c’è una lingua fatta di nomi che somigliano a farfalle in bocca, nomi capaci di alzarsi in volo sopra una terra oppressa e grave.
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