"senza titolo"
Nel risultante caleidoscopio, presenze umane e oggetti sono fugaci e isolate apparizioni. La storia non esiste più, le connessioni sono perse.
L'estetica della piccola superficie riflettente diventa una metafora dell'isolamento connettivo dell'era dell'I-phone e il montaggio sogno-incubo della pittura di Ascari visualizza il compulsivo stato mentale che si relaziona con esso in questo contesto.
Le fastidiose tele si presentano come immagini/oggetti fuoriluogo e fuorimoda, polemicamente inadeguate, lente, simultanee e complesse, consciamente pongono questioni sulla fisicità e la presenza. E' un archivio contemporaneo e memoria del presente, estetica del potere tecnologico.
Estratto del testo critico di Raffaele Bedarida, “Cells”, Harlem Studio Fellowship, New York, 2009
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