Sleeping Beauty Strip
You can’t make me be a wife”.
(PJ Harvey, Pocket Knife)
Sleeping Beauty Strip nasce nel 2014 dall’incontro a Reggio Emilia con Ilaria Ruozzi, con la quale decidiamo di realizzare alcuni scatti all’interno di un ex discoteca, ormai in disuso.
Ilaria mi propone di indossare l’abito da sposa della madre, abbinato ad un paio di Converse All Star rosse. Decido, forse per caso di aggiungere il mio velo da sposa all’abito e dopo un pranzo insieme al fusion lungo la strada ci mettiamo al lavoro. Prima che la giornata finisca riesco a pungermi la pianta del piede su un chiodo arrugginito, che trapassa le mie Converse, stavolta nere.
Scampata al tetano grazie ad una pronta iniezione di immunoglobuline, durante gli studi al Dams di Bologna, ho il tempo di imbattermi nella lettura del libro Sesso Arte e Rock’n’ Roll del Professor Fabriano Fabbri, grazie alquale scopro la canzone Pocket Knife di PJ Harvey.
La scelta di sciogliere un vincolo resta spesso condizionata dai rapporti che ci hanno formato nell’infanzia e che continuano a confondere la visione di sé stessi mentre si percorre il proprio cammino di ricerca.
Sleeping Beauty Strip è un modo per ricordare quanto i legami ancestrali, siano a volte un velo attraverso il quale filtriamo la percezione di noi stessi e degli altri, in un tentativo di emancipazione che spesso arriva solo in età adulta e a volte mai o solo in superficie.
Rinunciando ad una visione nitida in favore dell’azione corporea e del movimento, in una sequenza di fotogrammi, come un percorso che prevale sull’istante inteso come risultato, nell’immagine fotografica si rinsalda una relazione con la propria immagine interna, la quale modificandosi restituisce un’identità nuova, ma consapevole della propria natura fluida e permanentemente soggetta al cambiamento.
La Bella Addormentata attraverso l’incontro con l’altra, passa nel processo fotografico come nel tempo che porta a termine un ciclo, continuando in un nuovo essere a scomporre e ricomporre esperienze, fotografie, oggetti, spazi e quant’altro rimandi alla vita.
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