Immigration
“Il mondo ha i confini che tu decidi di dargli”
Immigration è principalmente un’installazione frutto di un’indagine sociologica riguardo ad un fenomeno che è diventato emergenza, ovvero quello dei “cervelli in fuga” dall’Italia verso l’estero.
Ester Marano si è occupata della ricerca artistica a livello comunicativo contattando dei blogger italiani che raccontano delle proprie esperienze, ponendo loro delle domande e conoscendoli tramite Skype, proponendo quindi per l’installazione dei post realizzati appositamente ma soprattutto la proiezione dei loro volti mediati dal mezzo del vetro, parte curata da Stefano Bullo con la collaborazione del maestro vetraio Nicola Moretti.
Come un’onda di energia, il focus di Immigration rimbalza dal soggettivo al collettivo, dal particolare al generale, dal cliché al denominatore comune di un’esperienza che sta trasformando il futuro di chi ha fatto la scelta di trasferirsi all’estero, in previsione o meno di un ritorno.
Parallelamente il mezzo del vetro contestualizza la base del lavoro a Venezia mentre la proiezione permette di azzerare le distanze geografiche e permette la visualizzazione fisica dei volti, quasi fossero ologrammi provenienti da universi paralleli.
Quello che cerca di trasmettere Immigration è forse la proposta di un viaggio attraverso l’identità degli italiani all’estero e quindi un modo per conoscerli, sia visivamente che dal punto di vista della loro storia, per far sì che “cervelli in fuga” non sia un’espressione vuota rimbalzante da telegiornali e stampa ma una presa di coscienza delle ragioni profonde e reali che determinano il fenomeno di cui in tanti diventano i protagonisti e di cui sentono l’esigenza di parlare.
Alla base della scelta spesso si ritrova l’insoddisfazione per le condizioni lavorative in Italia, unita però molte volte alla voglia di novità, di sfida, di mettersi in gioco e sfruttare nuove opportunità; in altri casi sono scelte fatte per amore, qualcuno sentiva un legame speciale con i luoghi in cui poi si è stabilito, evidentemente tutti hanno avvertito l’esigenza di comunicare e rendere partecipi “gli altri” di questo percorso.
“Gli altri” che dichiaratamente sono, nella mente di chi scrive, coloro che hanno intenzione di intraprendere la stessa esperienza ma soprattutto chi è rimasto in Italia.
Si sente anche una sorta di responsabilità morale, il discorso inevitabilmente vira sulla spinosa questione se ne sia valsa la pena o meno, prima di tutto per la propria felicità e valutando le rinunce fatte, in secondo luogo considerando l’Italia come un posto abbandonato nel momento della difficoltà.
Infatti, molti non escludono il ritorno, sperando la situazione nel frattempo migliori e proponendo anche delle condizioni e dei presupposti senza i quali rimarranno all’estero.
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