orchiDEADs
fotografia analogica diretta e nei materiali più o meno trasparenti, come loro
"reazione" al lasciarsi attraversare, schiacciare, a volte sezionare dalla luce. Il
punto di partenza è stata l'aver preso come specimen d'osservazione un fiore
dall'erbario personale dell'artista, e l'aver verificato il suo "peso" al lasciarsi
permeare dalla luce intensa del proiettore fotografico, in camera obscura, luce
che annulla il colore lasciando all'argento la possibilità di depositarsi e creare
l'infinito inseguirsi dei bianchi e grigi. Strutture e texture ne sono emerse in tutta
la loro potenza d'astrazione. Nell'installazione presentata per la prima volta qui
alla Galleria B4 di Bologna i 6 pezzi, ironici e warholianamente accostati,
producono una sorta di "discorso" ognuno portando al banco di prova le loro
proprietà e relazioni con la mater lux (mater, madre e materia). Troviamo infatti
pezzi traslucidi, liberi e colorati oppure completamente opachi e pesanti, oggetti
che emanano e quindi contengono luce bianca colorata per riflessione, disegni
d'ombra di un filo d'acciaio, pellicole/pelli animali conciate, stampe su carta o su
legno ai sali d'argento o colori plastici fusi insieme a ricostruire sempre lo stesso
profilo: un'orchidea morta da tempo che ci regala la sua immortale, sensuale,
bellezza.
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