Ad un passo da me stesso ( Kintsugi and other)

Ad un passo da me stesso ( Kintsugi and other)

Nel 2013 ho realizzato un lavoro di piccolo formato, intitolato “Kintsugi”. L’opera, posta a parete per mezzo di distanziali, senza cornice e senza supporto, venne concepita come l’immagine di una fragile ricomposizione.
Essa fondava le proprie basi dall’indagine sulle relazioni di senso esistenti tra i luoghi abbandonati, l’immagine fotografica e il disegno.
Il lavoro, già dal titolo, richiamava l’antica pratica giapponese: la preziosa ricongiunzione esistente tra la frattura e la nuova vita, tra la cicatrice e la rinnovata bellezza.
Una vicenda personale, occorsa qualche mese fa, in qualche maniera, adesso, mi riporta a quella immagine e al concetto di resilienza.
E precisamente, quando la casa dei miei genitori, venne liberata dal mobilio per far posto ad un ufficio privato, ma che successivamente, a causa di un grave incidente occorso all’aspirante locatario, rimase vuota e nuovamente disponibile. La circostanza, lì per lì, provocò in me una nota negativa, ma dopo un po' di tempo, presi la decisione di trasformare lo spazio domestico, in una sorta di basamento-fondale, che mi avrebbe permesso di poter dispiegare una narrazione, la riedizione multipla di Kintsugi.
Le immagini di questa serie, attraverserebbero così lo scarto spaziale tra l’interno e l’esterno, accennando forse, alla messa in scena di me stesso.

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