città invisibili
Città Invisibili è un chiaro riferimento a Italo Calvino, ma ha un significato intrinseco in quanto invisibili sono le storie raccontate dai libri immersi nelle tavolette di resina: non si possono più leggere eppure ci sono e costituiscono l'essenza dell'opera (colori, contorni, matria). In questo gioco di distruzione e ricostruzione il libro non racconta più attraverso il senso della parola, ma attraverso l'immagine che genera, proprio come nel nostro tempo in cui la comunicazione è dominata dall'immagine. Il libro si trasforma così da strumento della comunicazione in soggetto della comunicazione in quanto gli elementi che lo compongono: carta, cartone, inchiostro diventano essi stessi elementi dell'opera.
Dancers
DANCERS Quest'opera è composta da 2 tavolette di resina contenute all'interno delle rispettive teche in plexiglass. Queste sono aperte sui lati e consentono di infilarle e sfilare le opere cambiandone la sequenza o il verso (fronte/retro). Ogni tavoletta misura cm 34 base x 23.5 altezza x 3 spessore ed è costituita da resina in cui sono stati immersi scarti di libri tagliati e fresati. E' un opera bifacciale in quanto si può decidere di esporre gli elementi che la compongono dalla parte pittorica, bidimensionale, nella quale si vedono in trasparenza i libri immersi o, girando le tavolette, esporre la parte di medio - alto rilievo in cui i libri fuoriescono dalla resina mettendo in evidenza la natura materica dell'opera. Il soggetto di queste Immersioni (questo è il nome che ho dato a questa tecnica) sono i ballerini. Su ogni tavoletta sono stati annegati refili di libri in fila, ricurvi, più o meno aperti, in una sequenza che simula il movimento e la dinamicità delle forme. Su ciascun elemento traspare la textur delle parole refilate in sezione, parole che raccontano la storia di quella ballerina/ballerino, storie sconosciute perché racchiuse nell'animo dei danzatori. Sull'altro lato si vedono i libri che emergono dalla tavoletta, sono stati fresati e sagomati per rendere le forme sinuose come quelle dei ballerini. In questo gioco di distruzione e ricostruzione il libro non racconta più attraverso il senso della parola, ma attraverso l'immagine che genera, proprio come nel nostro tempo in cui la comunicazione è dominata dall'immagine più che dalla parola. Il libro si trasforma così da strumento della comunicazione in soggetto della comunicazione, in quanto gli elementi che lo compongono: carta, cartone, inchiostro diventano essi stessi elementi dell'opera. La possibilità di giocare con le tavolette inserite nella cornice (cambiarne posizione, girarne il verso, capovolgerle) rende possibile l'interazione tra il fruitore e l'opera stessa. Questo elemento consente a ciascuno di reinterpretare ogni volta l'opera pur mantenendola fedele a se stessa nel gioco (gioco serio) dell'arte contemporanea.
Colore Dentro
L'opera è costituita da quattro tavolette di resina di misura 23 x34 cm inserite in una cornice in plexiglass 97 x 120. All'interno delle tavolette sono stati annegati refili di libro in cui è presente la stampa offset e successivamente colorati con acrilico. In realtà si tratta di una tecnica che ho elaborato con elementi di scarto a me famigliari: non è solo pittura, ma è anche materia costituita da libri. L'ho chiamata immersione, in quanto immergo in uno scarto di resina bollente i refili libri. Nel mio lavoro concettuale trasformo uno strumento della comunicazione, quale è il libro, nel soggetto della comunicazione, affinché parli non più attraverso il senso delle parole in esso stampate, ma attraverso forma, colore e materia. L'utilizzo degli scarti è una provocazione artistica: lo scarto è una convenzione, elevarlo ad arte è ridargli vita. Questa per me è l'essenza dell'arte: fare nuove le cose!
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