NULLA, Guggenheim
Il“Nulla” fa paura, il “Nulla”, contrapposto all’essere, è tutto quello che non è, proprio questo spaventa, terrorizza. La mente umana ha generato l’idea del nulla e le ha persino dato un nome. Studiosi, scienziati, uomini di fede hanno trascorso tutta la loro vita nell’angoscia di una ricerca disperata del nesso tra nulla e realtà, non trovandone mai appiglio alcuno. Proprio da questa riflessione nasce l’opera di Dario Agrimi, “Il Nulla”, dare forma all’informe, associare al Nulla un concetto ribaltandone la logica concettuale stessa. Possiamo non avere Nulla nelle tasche, non avere Nulla da dire, pensare che non ci sia più Nulla da fare, ma lo sforzo che ci chiede di fare l’artista è di gran lunga maggiore rispetto al concetto di “assenza” o “negazione”, perché richiede la capacità di togliere tutto, anche il pensiero. Agrimi, con la sua opera, mette lo spettatore nella posizione di poter fare esperienza del Nulla, chiedendosi cosa sia, senza avere condizionamenti dettati dalla percezione di un tocco artistico, senza avere una forma e dei confini precisi, senza che ci sia un peso o una specifica consistenza. Lo spettatore è dinanzi a “Nulla”, è davanti a sé stesso, alla propria esperienza corporea, è dinanzi ad una incondizionata possibilità dettata dalla impossibilità stessa del silenzio assoluto dell’essere umano. Esperiamo, dunque, secondo l’artista, la presenza, ma anche l’assenza e qui, la massima espressività del gesto, emerge dal vuoto, da questo estremismo del Nulla che è il solo capace di evocare il mistero dell’esistenza. L’arte arrivando a negare sé stessa esprime con la massima intensità il senso e la forma della propria origine, quel Nulla in cui tutto è possibile. “Nulla” è un’opera presentata a Palazzo Strozzi (Firenze, Italia, 2016); al Mambo (Bologna,Italia, 2017); ad Artefiera (Bologna, Italia, 2017); alla Biennale di Venezia (Venezia, Italia, 2017); a Palazzo Grassi (Venezia, Italia , 2017); al Museo Guggenheim (Venezia, Italia, 2017); al Saatchi Gallery (London, UK, 2017); al Tate Modern (London, UK, 2015); al Tate britain (London, UK, 2017); al British Museum (London, UK, 2017); al Louvre (Parigi, Francia, 2017); al Musée D'Orsay (Parigi, (Francia, 2017); al Museo Blanco (Bali, Indonesia, 2016). La singolarità però sta nel fatto che in questi luoghi è stata compiuta una vera e propria operazione artistica, il cui scopo principale è stato quello di rovesciare il senso espositivo stesso dell'opera d'arte. Agrimi, infatti, compiendo un'azione performativa attraverso l'affissione di didascalie sulle pareti lasciate vuote, alla totale insaputa di organizzatori e direttori di musei e gallerie di rilevanza internazionale, ha dato forma all'indefinito, ha costretto il visitatore, incuriosito, a porsi inevitabilmente domande sul “Nulla”.
NULLA, Palazzo Strozzi
Il“Nulla” fa paura, il “Nulla”, contrapposto all’essere, è tutto quello che non è, proprio questo spaventa, terrorizza. La mente umana ha generato l’idea del nulla e le ha persino dato un nome. Studiosi, scienziati, uomini di fede hanno trascorso tutta la loro vita nell’angoscia di una ricerca disperata del nesso tra nulla e realtà, non trovandone mai appiglio alcuno. Proprio da questa riflessione nasce l’opera di Dario Agrimi, “Il Nulla”, dare forma all’informe, associare al Nulla un concetto ribaltandone la logica concettuale stessa. Possiamo non avere Nulla nelle tasche, non avere Nulla da dire, pensare che non ci sia più Nulla da fare, ma lo sforzo che ci chiede di fare l’artista è di gran lunga maggiore rispetto al concetto di “assenza” o “negazione”, perché richiede la capacità di togliere tutto, anche il pensiero. Agrimi, con la sua opera, mette lo spettatore nella posizione di poter fare esperienza del Nulla, chiedendosi cosa sia, senza avere condizionamenti dettati dalla percezione di un tocco artistico, senza avere una forma e dei confini precisi, senza che ci sia un peso o una specifica consistenza. Lo spettatore è dinanzi a “Nulla”, è davanti a sé stesso, alla propria esperienza corporea, è dinanzi ad una incondizionata possibilità dettata dalla impossibilità stessa del silenzio assoluto dell’essere umano. Esperiamo, dunque, secondo l’artista, la presenza, ma anche l’assenza e qui, la massima espressività del gesto, emerge dal vuoto, da questo estremismo del Nulla che è il solo capace di evocare il mistero dell’esistenza. L’arte arrivando a negare sé stessa esprime con la massima intensità il senso e la forma della propria origine, quel Nulla in cui tutto è possibile. “Nulla” è un’opera presentata a Palazzo Strozzi (Firenze, Italia, 2016); al Mambo (Bologna,Italia, 2017); ad Artefiera (Bologna, Italia, 2017); alla Biennale di Venezia (Venezia, Italia, 2017); a Palazzo Grassi (Venezia, Italia , 2017); al Museo Guggenheim (Venezia, Italia, 2017); al Saatchi Gallery (London, UK, 2017); al Tate Modern (London, UK, 2015); al Tate britain (London, UK, 2017); al British Museum (London, UK, 2017); al Louvre (Parigi, Francia, 2017); al Musée D'Orsay (Parigi, (Francia, 2017); al Museo Blanco (Bali, Indonesia, 2016). La singolarità però sta nel fatto che in questi luoghi è stata compiuta una vera e propria operazione artistica, il cui scopo principale è stato quello di rovesciare il senso espositivo stesso dell'opera d'arte. Agrimi, infatti, compiendo un'azione performativa attraverso l'affissione di didascalie sulle pareti lasciate vuote, alla totale insaputa di organizzatori e direttori di musei e gallerie di rilevanza internazionale, ha dato forma all'indefinito, ha costretto il visitatore, incuriosito, a porsi inevitabilmente domande sul “Nulla”.
NULLA, Artefiera Bologna
Il“Nulla” fa paura, il “Nulla”, contrapposto all’essere, è tutto quello che non è, proprio questo spaventa, terrorizza. La mente umana ha generato l’idea del nulla e le ha persino dato un nome. Studiosi, scienziati, uomini di fede hanno trascorso tutta la loro vita nell’angoscia di una ricerca disperata del nesso tra nulla e realtà, non trovandone mai appiglio alcuno. Proprio da questa riflessione nasce l’opera di Dario Agrimi, “Il Nulla”, dare forma all’informe, associare al Nulla un concetto ribaltandone la logica concettuale stessa. Possiamo non avere Nulla nelle tasche, non avere Nulla da dire, pensare che non ci sia più Nulla da fare, ma lo sforzo che ci chiede di fare l’artista è di gran lunga maggiore rispetto al concetto di “assenza” o “negazione”, perché richiede la capacità di togliere tutto, anche il pensiero. Agrimi, con la sua opera, mette lo spettatore nella posizione di poter fare esperienza del Nulla, chiedendosi cosa sia, senza avere condizionamenti dettati dalla percezione di un tocco artistico, senza avere una forma e dei confini precisi, senza che ci sia un peso o una specifica consistenza. Lo spettatore è dinanzi a “Nulla”, è davanti a sé stesso, alla propria esperienza corporea, è dinanzi ad una incondizionata possibilità dettata dalla impossibilità stessa del silenzio assoluto dell’essere umano. Esperiamo, dunque, secondo l’artista, la presenza, ma anche l’assenza e qui, la massima espressività del gesto, emerge dal vuoto, da questo estremismo del Nulla che è il solo capace di evocare il mistero dell’esistenza. L’arte arrivando a negare sé stessa esprime con la massima intensità il senso e la forma della propria origine, quel Nulla in cui tutto è possibile. “Nulla” è un’opera presentata a Palazzo Strozzi (Firenze, Italia, 2016); al Mambo (Bologna,Italia, 2017); ad Artefiera (Bologna, Italia, 2017); alla Biennale di Venezia (Venezia, Italia, 2017); a Palazzo Grassi (Venezia, Italia , 2017); al Museo Guggenheim (Venezia, Italia, 2017); al Saatchi Gallery (London, UK, 2017); al Tate Modern (London, UK, 2015); al Tate britain (London, UK, 2017); al British Museum (London, UK, 2017); al Louvre (Parigi, Francia, 2017); al Musée D'Orsay (Parigi, (Francia, 2017); al Museo Blanco (Bali, Indonesia, 2016). La singolarità però sta nel fatto che in questi luoghi è stata compiuta una vera e propria operazione artistica, il cui scopo principale è stato quello di rovesciare il senso espositivo stesso dell'opera d'arte. Agrimi, infatti, compiendo un'azione performativa attraverso l'affissione di didascalie sulle pareti lasciate vuote, alla totale insaputa di organizzatori e direttori di musei e gallerie di rilevanza internazionale, ha dato forma all'indefinito, ha costretto il visitatore, incuriosito, a porsi inevitabilmente domande sul “Nulla”.
NULLa,Tate Modern
Il“Nulla” fa paura, il “Nulla”, contrapposto all’essere, è tutto quello che non è, proprio questo spaventa, terrorizza. La mente umana ha generato l’idea del nulla e le ha persino dato un nome. Studiosi, scienziati, uomini di fede hanno trascorso tutta la loro vita nell’angoscia di una ricerca disperata del nesso tra nulla e realtà, non trovandone mai appiglio alcuno. Proprio da questa riflessione nasce l’opera di Dario Agrimi, “Il Nulla”, dare forma all’informe, associare al Nulla un concetto ribaltandone la logica concettuale stessa. Possiamo non avere Nulla nelle tasche, non avere Nulla da dire, pensare che non ci sia più Nulla da fare, ma lo sforzo che ci chiede di fare l’artista è di gran lunga maggiore rispetto al concetto di “assenza” o “negazione”, perché richiede la capacità di togliere tutto, anche il pensiero. Agrimi, con la sua opera, mette lo spettatore nella posizione di poter fare esperienza del Nulla, chiedendosi cosa sia, senza avere condizionamenti dettati dalla percezione di un tocco artistico, senza avere una forma e dei confini precisi, senza che ci sia un peso o una specifica consistenza. Lo spettatore è dinanzi a “Nulla”, è davanti a sé stesso, alla propria esperienza corporea, è dinanzi ad una incondizionata possibilità dettata dalla impossibilità stessa del silenzio assoluto dell’essere umano. Esperiamo, dunque, secondo l’artista, la presenza, ma anche l’assenza e qui, la massima espressività del gesto, emerge dal vuoto, da questo estremismo del Nulla che è il solo capace di evocare il mistero dell’esistenza. L’arte arrivando a negare sé stessa esprime con la massima intensità il senso e la forma della propria origine, quel Nulla in cui tutto è possibile. “Nulla” è un’opera presentata a Palazzo Strozzi (Firenze, Italia, 2016); al Mambo (Bologna,Italia, 2017); ad Artefiera (Bologna, Italia, 2017); alla Biennale di Venezia (Venezia, Italia, 2017); a Palazzo Grassi (Venezia, Italia , 2017); al Museo Guggenheim (Venezia, Italia, 2017); al Saatchi Gallery (London, UK, 2017); al Tate Modern (London, UK, 2015); al Tate britain (London, UK, 2017); al British Museum (London, UK, 2017); al Louvre (Parigi, Francia, 2017); al Musée D'Orsay (Parigi, (Francia, 2017); al Museo Blanco (Bali, Indonesia, 2016). La singolarità però sta nel fatto che in questi luoghi è stata compiuta una vera e propria operazione artistica, il cui scopo principale è stato quello di rovesciare il senso espositivo stesso dell'opera d'arte. Agrimi, infatti, compiendo un'azione performativa attraverso l'affissione di didascalie sulle pareti lasciate vuote, alla totale insaputa di organizzatori e direttori di musei e gallerie di rilevanza internazionale, ha dato forma all'indefinito, ha costretto il visitatore, incuriosito, a porsi inevitabilmente domande sul “Nulla”.
NULLA, Palazzo Grassi
Il“Nulla” fa paura, il “Nulla”, contrapposto all’essere, è tutto quello che non è, proprio questo spaventa, terrorizza. La mente umana ha generato l’idea del nulla e le ha persino dato un nome. Studiosi, scienziati, uomini di fede hanno trascorso tutta la loro vita nell’angoscia di una ricerca disperata del nesso tra nulla e realtà, non trovandone mai appiglio alcuno. Proprio da questa riflessione nasce l’opera di Dario Agrimi, “Il Nulla”, dare forma all’informe, associare al Nulla un concetto ribaltandone la logica concettuale stessa. Possiamo non avere Nulla nelle tasche, non avere Nulla da dire, pensare che non ci sia più Nulla da fare, ma lo sforzo che ci chiede di fare l’artista è di gran lunga maggiore rispetto al concetto di “assenza” o “negazione”, perché richiede la capacità di togliere tutto, anche il pensiero. Agrimi, con la sua opera, mette lo spettatore nella posizione di poter fare esperienza del Nulla, chiedendosi cosa sia, senza avere condizionamenti dettati dalla percezione di un tocco artistico, senza avere una forma e dei confini precisi, senza che ci sia un peso o una specifica consistenza. Lo spettatore è dinanzi a “Nulla”, è davanti a sé stesso, alla propria esperienza corporea, è dinanzi ad una incondizionata possibilità dettata dalla impossibilità stessa del silenzio assoluto dell’essere umano. Esperiamo, dunque, secondo l’artista, la presenza, ma anche l’assenza e qui, la massima espressività del gesto, emerge dal vuoto, da questo estremismo del Nulla che è il solo capace di evocare il mistero dell’esistenza. L’arte arrivando a negare sé stessa esprime con la massima intensità il senso e la forma della propria origine, quel Nulla in cui tutto è possibile. “Nulla” è un’opera presentata a Palazzo Strozzi (Firenze, Italia, 2016); al Mambo (Bologna,Italia, 2017); ad Artefiera (Bologna, Italia, 2017); alla Biennale di Venezia (Venezia, Italia, 2017); a Palazzo Grassi (Venezia, Italia , 2017); al Museo Guggenheim (Venezia, Italia, 2017); al Saatchi Gallery (London, UK, 2017); al Tate Modern (London, UK, 2015); al Tate britain (London, UK, 2017); al British Museum (London, UK, 2017); al Louvre (Parigi, Francia, 2017); al Musée D'Orsay (Parigi, (Francia, 2017); al Museo Blanco (Bali, Indonesia, 2016). La singolarità però sta nel fatto che in questi luoghi è stata compiuta una vera e propria operazione artistica, il cui scopo principale è stato quello di rovesciare il senso espositivo stesso dell'opera d'arte. Agrimi, infatti, compiendo un'azione performativa attraverso l'affissione di didascalie sulle pareti lasciate vuote, alla totale insaputa di organizzatori e direttori di musei e gallerie di rilevanza internazionale, ha dato forma all'indefinito, ha costretto il visitatore, incuriosito, a porsi inevitabilmente domande sul “Nulla”.
NULLA, Louvre
Il“Nulla” fa paura, il “Nulla”, contrapposto all’essere, è tutto quello che non è, proprio questo spaventa, terrorizza. La mente umana ha generato l’idea del nulla e le ha persino dato un nome. Studiosi, scienziati, uomini di fede hanno trascorso tutta la loro vita nell’angoscia di una ricerca disperata del nesso tra nulla e realtà, non trovandone mai appiglio alcuno. Proprio da questa riflessione nasce l’opera di Dario Agrimi, “Il Nulla”, dare forma all’informe, associare al Nulla un concetto ribaltandone la logica concettuale stessa. Possiamo non avere Nulla nelle tasche, non avere Nulla da dire, pensare che non ci sia più Nulla da fare, ma lo sforzo che ci chiede di fare l’artista è di gran lunga maggiore rispetto al concetto di “assenza” o “negazione”, perché richiede la capacità di togliere tutto, anche il pensiero. Agrimi, con la sua opera, mette lo spettatore nella posizione di poter fare esperienza del Nulla, chiedendosi cosa sia, senza avere condizionamenti dettati dalla percezione di un tocco artistico, senza avere una forma e dei confini precisi, senza che ci sia un peso o una specifica consistenza. Lo spettatore è dinanzi a “Nulla”, è davanti a sé stesso, alla propria esperienza corporea, è dinanzi ad una incondizionata possibilità dettata dalla impossibilità stessa del silenzio assoluto dell’essere umano. Esperiamo, dunque, secondo l’artista, la presenza, ma anche l’assenza e qui, la massima espressività del gesto, emerge dal vuoto, da questo estremismo del Nulla che è il solo capace di evocare il mistero dell’esistenza. L’arte arrivando a negare sé stessa esprime con la massima intensità il senso e la forma della propria origine, quel Nulla in cui tutto è possibile. “Nulla” è un’opera presentata a Palazzo Strozzi (Firenze, Italia, 2016); al Mambo (Bologna,Italia, 2017); ad Artefiera (Bologna, Italia, 2017); alla Biennale di Venezia (Venezia, Italia, 2017); a Palazzo Grassi (Venezia, Italia , 2017); al Museo Guggenheim (Venezia, Italia, 2017); al Saatchi Gallery (London, UK, 2017); al Tate Modern (London, UK, 2015); al Tate britain (London, UK, 2017); al British Museum (London, UK, 2017); al Louvre (Parigi, Francia, 2017); al Musée D'Orsay (Parigi, (Francia, 2017); al Museo Blanco (Bali, Indonesia, 2016). La singolarità però sta nel fatto che in questi luoghi è stata compiuta una vera e propria operazione artistica, il cui scopo principale è stato quello di rovesciare il senso espositivo stesso dell'opera d'arte. Agrimi, infatti, compiendo un'azione performativa attraverso l'affissione di didascalie sulle pareti lasciate vuote, alla totale insaputa di organizzatori e direttori di musei e gallerie di rilevanza internazionale, ha dato forma all'indefinito, ha costretto il visitatore, incuriosito, a porsi inevitabilmente domande sul “Nulla”.
NULLA
Il“Nulla” fa paura, il “Nulla”, contrapposto all’essere, è tutto quello che non è, proprio questo spaventa, terrorizza. La mente umana ha generato l’idea del nulla e le ha persino dato un nome. Studiosi, scienziati, uomini di fede hanno trascorso tutta la loro vita nell’angoscia di una ricerca disperata del nesso tra nulla e realtà, non trovandone mai appiglio alcuno. Proprio da questa riflessione nasce l’opera di Dario Agrimi, “Il Nulla”, dare forma all’informe, associare al Nulla un concetto ribaltandone la logica concettuale stessa. Possiamo non avere Nulla nelle tasche, non avere Nulla da dire, pensare che non ci sia più Nulla da fare, ma lo sforzo che ci chiede di fare l’artista è di gran lunga maggiore rispetto al concetto di “assenza” o “negazione”, perché richiede la capacità di togliere tutto, anche il pensiero. Agrimi, con la sua opera, mette lo spettatore nella posizione di poter fare esperienza del Nulla, chiedendosi cosa sia, senza avere condizionamenti dettati dalla percezione di un tocco artistico, senza avere una forma e dei confini precisi, senza che ci sia un peso o una specifica consistenza. Lo spettatore è dinanzi a “Nulla”, è davanti a sé stesso, alla propria esperienza corporea, è dinanzi ad una incondizionata possibilità dettata dalla impossibilità stessa del silenzio assoluto dell’essere umano. Esperiamo, dunque, secondo l’artista, la presenza, ma anche l’assenza e qui, la massima espressività del gesto, emerge dal vuoto, da questo estremismo del Nulla che è il solo capace di evocare il mistero dell’esistenza. L’arte arrivando a negare sé stessa esprime con la massima intensità il senso e la forma della propria origine, quel Nulla in cui tutto è possibile. “Nulla” è un’opera presentata a Palazzo Strozzi (Firenze, Italia, 2016); al Mambo (Bologna,Italia, 2017); ad Artefiera (Bologna, Italia, 2017); alla Biennale di Venezia (Venezia, Italia, 2017); a Palazzo Grassi (Venezia, Italia , 2017); al Museo Guggenheim (Venezia, Italia, 2017); al Saatchi Gallery (London, UK, 2017); al Tate Modern (London, UK, 2015); al Tate britain (London, UK, 2017); al British Museum (London, UK, 2017); al Louvre (Parigi, Francia, 2017); al Musée D'Orsay (Parigi, (Francia, 2017); al Museo Blanco (Bali, Indonesia, 2016). La singolarità però sta nel fatto che in questi luoghi è stata compiuta una vera e propria operazione artistica, il cui scopo principale è stato quello di rovesciare il senso espositivo stesso dell'opera d'arte. Agrimi, infatti, compiendo un'azione performativa attraverso l'affissione di didascalie sulle pareti lasciate vuote, alla totale insaputa di organizzatori e direttori di musei e gallerie di rilevanza internazionale, ha dato forma all'indefinito, ha costretto il visitatore, incuriosito, a porsi inevitabilmente domande sul “Nulla”.
NULLA, Saatchi
Il“Nulla” fa paura, il “Nulla”, contrapposto all’essere, è tutto quello che non è, proprio questo spaventa, terrorizza. La mente umana ha generato l’idea del nulla e le ha persino dato un nome. Studiosi, scienziati, uomini di fede hanno trascorso tutta la loro vita nell’angoscia di una ricerca disperata del nesso tra nulla e realtà, non trovandone mai appiglio alcuno. Proprio da questa riflessione nasce l’opera di Dario Agrimi, “Il Nulla”, dare forma all’informe, associare al Nulla un concetto ribaltandone la logica concettuale stessa. Possiamo non avere Nulla nelle tasche, non avere Nulla da dire, pensare che non ci sia più Nulla da fare, ma lo sforzo che ci chiede di fare l’artista è di gran lunga maggiore rispetto al concetto di “assenza” o “negazione”, perché richiede la capacità di togliere tutto, anche il pensiero. Agrimi, con la sua opera, mette lo spettatore nella posizione di poter fare esperienza del Nulla, chiedendosi cosa sia, senza avere condizionamenti dettati dalla percezione di un tocco artistico, senza avere una forma e dei confini precisi, senza che ci sia un peso o una specifica consistenza. Lo spettatore è dinanzi a “Nulla”, è davanti a sé stesso, alla propria esperienza corporea, è dinanzi ad una incondizionata possibilità dettata dalla impossibilità stessa del silenzio assoluto dell’essere umano. Esperiamo, dunque, secondo l’artista, la presenza, ma anche l’assenza e qui, la massima espressività del gesto, emerge dal vuoto, da questo estremismo del Nulla che è il solo capace di evocare il mistero dell’esistenza. L’arte arrivando a negare sé stessa esprime con la massima intensità il senso e la forma della propria origine, quel Nulla in cui tutto è possibile. “Nulla” è un’opera presentata a Palazzo Strozzi (Firenze, Italia, 2016); al Mambo (Bologna,Italia, 2017); ad Artefiera (Bologna, Italia, 2017); alla Biennale di Venezia (Venezia, Italia, 2017); a Palazzo Grassi (Venezia, Italia , 2017); al Museo Guggenheim (Venezia, Italia, 2017); al Saatchi Gallery (London, UK, 2017); al Tate Modern (London, UK, 2015); al Tate britain (London, UK, 2017); al British Museum (London, UK, 2017); al Louvre (Parigi, Francia, 2017); al Musée D'Orsay (Parigi, (Francia, 2017); al Museo Blanco (Bali, Indonesia, 2016). La singolarità però sta nel fatto che in questi luoghi è stata compiuta una vera e propria operazione artistica, il cui scopo principale è stato quello di rovesciare il senso espositivo stesso dell'opera d'arte. Agrimi, infatti, compiendo un'azione performativa attraverso l'affissione di didascalie sulle pareti lasciate vuote, alla totale insaputa di organizzatori e direttori di musei e gallerie di rilevanza internazionale, ha dato forma all'indefinito, ha costretto il visitatore, incuriosito, a porsi inevitabilmente domande sul “Nulla”.
NULLA, Mambo
Il“Nulla” fa paura, il “Nulla”, contrapposto all’essere, è tutto quello che non è, proprio questo spaventa, terrorizza. La mente umana ha generato l’idea del nulla e le ha persino dato un nome. Studiosi, scienziati, uomini di fede hanno trascorso tutta la loro vita nell’angoscia di una ricerca disperata del nesso tra nulla e realtà, non trovandone mai appiglio alcuno. Proprio da questa riflessione nasce l’opera di Dario Agrimi, “Il Nulla”, dare forma all’informe, associare al Nulla un concetto ribaltandone la logica concettuale stessa. Possiamo non avere Nulla nelle tasche, non avere Nulla da dire, pensare che non ci sia più Nulla da fare, ma lo sforzo che ci chiede di fare l’artista è di gran lunga maggiore rispetto al concetto di “assenza” o “negazione”, perché richiede la capacità di togliere tutto, anche il pensiero. Agrimi, con la sua opera, mette lo spettatore nella posizione di poter fare esperienza del Nulla, chiedendosi cosa sia, senza avere condizionamenti dettati dalla percezione di un tocco artistico, senza avere una forma e dei confini precisi, senza che ci sia un peso o una specifica consistenza. Lo spettatore è dinanzi a “Nulla”, è davanti a sé stesso, alla propria esperienza corporea, è dinanzi ad una incondizionata possibilità dettata dalla impossibilità stessa del silenzio assoluto dell’essere umano. Esperiamo, dunque, secondo l’artista, la presenza, ma anche l’assenza e qui, la massima espressività del gesto, emerge dal vuoto, da questo estremismo del Nulla che è il solo capace di evocare il mistero dell’esistenza. L’arte arrivando a negare sé stessa esprime con la massima intensità il senso e la forma della propria origine, quel Nulla in cui tutto è possibile. “Nulla” è un’opera presentata a Palazzo Strozzi (Firenze, Italia, 2016); al Mambo (Bologna,Italia, 2017); ad Artefiera (Bologna, Italia, 2017); alla Biennale di Venezia (Venezia, Italia, 2017); a Palazzo Grassi (Venezia, Italia , 2017); al Museo Guggenheim (Venezia, Italia, 2017); al Saatchi Gallery (London, UK, 2017); al Tate Modern (London, UK, 2015); al Tate britain (London, UK, 2017); al British Museum (London, UK, 2017); al Louvre (Parigi, Francia, 2017); al Musée D'Orsay (Parigi, (Francia, 2017); al Museo Blanco (Bali, Indonesia, 2016). La singolarità però sta nel fatto che in questi luoghi è stata compiuta una vera e propria operazione artistica, il cui scopo principale è stato quello di rovesciare il senso espositivo stesso dell'opera d'arte. Agrimi, infatti, compiendo un'azione performativa attraverso l'affissione di didascalie sulle pareti lasciate vuote, alla totale insaputa di organizzatori e direttori di musei e gallerie di rilevanza internazionale, ha dato forma all'indefinito, ha costretto il visitatore, incuriosito, a porsi inevitabilmente domande sul “Nulla”.
NULLA
Il“Nulla” fa paura, il “Nulla”, contrapposto all’essere, è tutto quello che non è, proprio questo spaventa, terrorizza.
La mente umana ha generato l’idea del nulla e le ha persino dato un nome.
Studiosi, scienziati, uomini di fede hanno trascorso tutta la loro vita nell’angoscia di una ricerca disperata del nesso tra nulla e realtà, non trovandone mai appiglio alcuno.
Proprio da questa riflessione nasce l’opera di Dario Agrimi, “Nulla”, dare forma all’informe, associare al Nulla un concetto ribaltandone la logica concettuale stessa.
Possiamo non avere Nulla nelle tasche, non avere Nulla da dire, pensare che non ci sia più Nulla da fare, ma lo sforzo che ci chiede di fare l’artista è di gran lunga maggiore rispetto al concetto di “assenza” o “negazione”, perché richiede la capacità di togliere tutto, anche il pensiero.
Agrimi, con la sua opera, mette lo spettatore nella posizione di poter fare esperienza del Nulla, chiedendosi cosa sia, senza avere condizionamenti dettati dalla percezione di un tocco artistico, senza avere una forma e dei confini precisi, senza che ci sia un peso o una specifica consistenza.
Lo spettatore è dinanzi a “Nulla”, è davanti a sé stesso, alla propria esperienza corporea, è dinanzi ad una incondizionata possibilità dettata dalla impossibilità stessa del silenzio assoluto dell’essere umano.
Esperiamo, dunque, secondo l’artista, la presenza, ma anche l’assenza e qui, la massima espressività del gesto, emerge dal vuoto, da questo estremismo del Nulla che è il solo capace di evocare il mistero dell’esistenza.
L’arte arrivando a negare sé stessa esprime con la massima intensità il senso e la forma della propria origine, quel Nulla in cui tutto è possibile.
“Nulla” è un’opera presentata a Palazzo Strozzi (Firenze, Italia, 2016); al Mambo (Bologna,Italia, 2017); ad Artefiera (Bologna, Italia, 2017); alla Biennale di Venezia (Venezia, Italia, 2017); a Palazzo Grassi (Venezia, Italia , 2017); al Museo Guggenheim (Venezia, Italia, 2017); al Saatchi Gallery (London, UK, 2017); al Tate Modern (London, UK, 2015); al Tate britain (London, UK, 2017); al British Museum (London, UK, 2017); al Louvre (Parigi, Francia, 2017); al Musée D'Orsay (Parigi, (Francia, 2017); al Museo Blanco (Bali, Indonesia, 2016).
La singolarità però sta nel fatto che in questi luoghi è stata compiuta una vera e propria operazione artistica, il cui scopo principale è stato quello di rovesciare il senso espositivo stesso dell'opera d'arte. Agrimi, infatti, compiendo un'azione performativa attraverso l'affissione di didascalie sulle pareti lasciate vuote, alla totale insaputa di organizzatori e direttori di musei e gallerie di rilevanza internazionale, ha dato forma all'indefinito, ha costretto il visitatore, incuriosito, a porsi inevitabilmente domande sul “Nulla”.
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