Adesso
Con le sedici foto istantanee di "Adesso" ho voluto immortalare il “movimento puro”. Gli avvenimenti sono quasi sempre attività compiute dalle cose: l’azione pura, senza legami è rara, ma esiste. Nelle piccole foto non c’è una rapporto tra oggetti che si stanno muovendo, piuttosto si riesce a percepire il movimento puro privo di relazioni con cose.
In alcune foto appare una molletta che suggerisce la funzione di quel filo presente in tutte le istantanee; molletta e filo sono entrambi elementi immobili, proprio come sono stata io durante la giornata per scattare le piccole foto e, sicuramente, come lo è stato il sole.
E quindi, di che movimento stiamo parlando se tutto risulta essere immobile?
A muoversi era, ovviamente, esclusivamente la Terra sotto i miei piedi; grazie al suo moto sono riuscita a catturare una serie di “adesso” con il solo soggetto del movimento.
Dopo qualche scatto la molletta sparisce, la sua improvvisa assenza testimonia un avvenimento:
qualcuno ha compiuto l’atto di togliere la molletta, creando un rapporto con essa. Ecco che il
movimento puro in questo caso viene a mancare. In alcune foto appaiono anche delle nuvole che probabilmente non possiamo definire avvenimento in quanto le percepiamo come oggetti in trasformazione. Tutti i casi riscontrati trovano comunque una loro collocazione nel tempo.
Un fattore interessante di questo lavoro è sicuramente la collocazione temporale di ciascuna
istantanea, tutte sono testimonianza di un “adesso” vissuto, tutte fanno parte di un momento
preciso appartenente ad un presente, è come se ciascun istante fosse arrivato dal futuro per balzare attraverso il presente nel passato.
Ciò che distingue la percezione degli avvenimenti da quella degli oggetti non è il fatto che i primi implicano lo sperimentare del tempo che passa, ma il fatto che nel corso di un avvenimento si è testimoni di una sequenza organizzata in cui una fase succede all’altra in un ordine unidimensionale significativo. Infatti le immagini di questo lavoro vanno lette in una sequenza prescritta, da sinistra a destra come la scrittura, rifacendomi in qualche modo a quella pittura narrativa, popolare nel Quattrocento. Dopotutto l’essere umano è abituato ad osservare in successione perché né gli occhi né la mente sono capaci di afferrare ogni cosa simultaneamente.
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