Elaborando il percorso di un workshop sull’arte della performance che aveva come riferimento la prima guerra mondiale ho lavorato sulla forma della memoria dell’ecatombe di milioni di caduti. Uno dei topoi sono i memoriali nati all’epoca per dare un luogo del dolore al trauma collettivo. Pur tuttavia, anche se i memorali sono un luogo fisico per il lutto, questi rappresentano nella assoluta maggioranza altari della patria che hanno esaltato e accompagnato retoricamente i valori della guerra: la patria, il nazionalismo estremo, l’odio per il nemico, l’eroismo sul campo di battaglia ecc. Questa installazione riflette sul concetto di ‘memoriale’ con un esito formale minimalista rivisitandolo e revisionandolo sotto la prospettiva di una “anatomia sociale” prendendo spunto da una poesia del grande regista del teatro politico Erwin Piscator che sintetizza il non-senso dello sterminio di massa con le parole “miliardi di notti d’amore perdute”.
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celeste,
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