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Questo ciclo di lavori è il risultato di una catarsi messa in atto dall’artista in un momento particolare della sua vita, durante il quale il suo unico obiettivo era cambiare abitudini, frequentazioni e forse anche se stesso. Inevitabilmente la messa in atto di questo processo crea del vuoto intorno a sé. Questo esilio volontario, permeato di solitudine, è evidente negli scatti in cui il vuoto, o il nulla, è l’elemento dominante.
L'artista entra in contatto diretto, nudo, intimo con la natura, che diviene specchio delle sue emozioni e sensazioni interiori. Anche l’uso della luce partecipa a questo gioco di scioglimento, sovrapposizione e fusione, rendendo la scena surreale. Perde così senso la riconoscibilità del paesaggio davanti alle sensazioni che esso trasmette, davanti alla grandezza, alla forza e alla potenza della natura.
Natura intesa in senso romantico, come luogo dove l’anima può dare sfogo alla propria malinconia e malessere; luogo dove riflettere sui propri turbamenti, entrando così in contatto con una dimensione superiore o interiore.
L’occhio di Barry coincide, fino a sostituirsi, con l’obiettivo della macchina: quello che osserva e che lo colpisce è quello che anche a noi è dato vedere. In questo caso la fotografia funziona sia come strumento che come linguaggio, divenendo il miglior mezzo per questa “caccia alla sensazione”.
Stampe digitali su carta cotone e cornice in legno bianco con nervature. Foto analogiche formato Polaroid "Image" su pellicola Impossible PZ680.
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