SVHRG

SVHRG

Pittura, Simbolo / Lettera, Idee, Filosofia, Emozione, Inchiostro, 55x55cm
L’Opera SVHRG può essere definito un vero e proprio viaggio conoscitivo dell’artista, suddiviso in quattro parti/mondi, tutte strettamente collegate fra loro, ciascuna premessa della successiva. Il concetto ruota attorno all’incontro surreale tra Simone Verdi e Hans Rudolf Giger. L’elemento che crea il continuum dell’opera è il punto, da intendersi sia come punto grafico che come rappresentazione intima dell’artista. A livello grafico, questo elemento viene concepito come l’origine dell’intera filosofia artistica di Simone Verdi: è l’inizio di una qualsiasi creazione visiva, è il ponte tra la mente e la manualità che mette in moto la purezza e la potenza del gesto. Parallelamente, il punto rappresenta l’entità nella quale l’artista trasferisce la sua interiorità, emotività e i suoi sentimenti: va interpretato come l’autoritratto astratto dell’artista, che si propone quale osservatore al centro di ciò che egli stesso sta generando, motivato dalla spinta alla scoperta di HR Giger.

L’opera sviluppa un percorso suddiviso in quattro mondi. Al centro di ogni quadro l’artista pone uno spazio circolare che diviene di diametro sempre maggiore grazie al procedere della voglia di sapere e alla creatività messa in moto dal percorso cerebrale creativo.
Il cerchio è uno spazio sacro e inviolabile, ed è per questo che l’artista ha deciso di lasciarlo bianco, pulito: all’interno troviamo solo HR Giger e Simone Verdi, le loro menti, la stanza del loro incontro.

All’inizio di questo viaggio, troviamo SV (Simone Verdi): possiamo definirlo un semplice e umile approccio nei confronti del maestro HR Giger, che conduce immediatamente lo spettatore al primo incontro H (Hans).
H presenta una struttura complessa, composta da una miriade di linee, punti, forme. Possiamo notare l’attenzione maniacale al dettaglio, l’occhio dell’osservatore ha molto di cui fruire. Quello che l’artista vuole è che l’osservatore si fermi, prendendo tutto il tempo necessario per potersi nutrire di questa molteplicità di segni e far sì che la mente venga stimolata tramite l’attenzione visiva, grazie anche a quella dote unica chiamata immaginazione.
R (Rudolf) si mostra con un enorme ingranaggio posto attorno alla sfera della conoscenza, proiettandoci in un ambiente totalmente diverso: due enormi pesci vagano in una irrealtà costituita da macchine, ganci, tubi, assieme a due personaggi presi volutamente dall’opera Paesaggio XVIII. L’artista si identifica in questi due esseri viventi marini, i quali fluttano lottando contro questa macchina moderna detta società, senza nessun timore, visto che la voglia di sapere è piu forte di qualsiasi cosa.
I contrasti tra bianco e nero ci portano a G (Giger) e alla conseguente complicità che l’artista sente di aver raggiunto con HR Giger. Il cerchio della conoscenza ha ormai un notevole diametro, pur non occupando l’intera spazialità: l’artista vuole comunicare che tale spazio non ha un limite definito in quanto il sapere può sempre essere alimentato.
La conclusione del viaggio è un’esplosione di sentimenti veri e puri, cuori anatomici si innalzano nel foglio, ventricoli si diramano in tutto il paesaggio, gli occhi (simbolo che contraddistingue l’artista) osservano tramite la mente. I cuori librano liberi, leggeri senza nessun preoccupazione, senza nessuna paura per eventuali giudizi o parole altrui, perchè questo è il momento in cui il sapere è in pieno controllo.

SVHRG vuole essere anche un esplicito omaggio a quell’arte pensata e successivamente creata manualmente, quell’arte nella quale l’errore diviene un elemento di personalità che distingue l’arte sentita interiormente da quella artefatta, fredda, superficiale.
E’ la mano a distinguere l’artista dal pensatore.

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