Dei gigli bianchi sono posizionati nella stanza. Inizio a ricamarli con del filo oro pallido scrivendo con l'ago l'apertura del poema Endimione, di J.Keats. La poesia farà riflettere lo spettatore sul concetto di Bellezza e la sua impertinenza. Con l'ago creo delle ferite sulla superficie del fiore, ma lo sto allo stesso tempo riparando con il filo prezioso, come in un kintsugi. Usando l'oro pallido, la sofferenza della ferita diviene essa stessa Bellezza, e alla fine sarà l'unico resto della performance, che a parte il mio intervento iniziale è poi creata dalla naturale decadenza del fiore; come nelle nostra vite, a volte le esperienze più dure ed inaspettate diventano quelle per cui vale la pena vivere, ed essere ricordati.
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celeste,
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