(S)Composizioni Milano PortaNuova # 13 e Valencia # 7
Il progetto “(S)Composizioni-Metafora della Vita” è una ricerca sulla combinazione delle forme caratterizzata anche da una forte valenza concettuale. La ricerca parte infatti dalla fotografia di architettura per raccontare in forma di metafora - e anche attraverso installazioni/sculture ricavate dalle fotografie - due storie: a) la nostra capacità di trasformare l’ambiente e la società in cui viviamo; b) la continua evoluzione della personalità di ciascuno di noi, attraverso scomposizioni e ricomposizioni delle nostre emozioni, idee ed esperienze di vita. Sfruttando particolari prospettive di scatto e la compressione della profondità attraverso un forte zoom trasformo paesaggi di architettura contemporanea in immagini di geometria astratta nelle quali profondità e tridimensionalità spesso svaniscono del tutto. Ma poi, utilizzando le stesse forme geometriche che compongono la fotografia, realizzo installazioni in plexiglass e sculture in vetro (oppure ancora in acciaio dipinto con vernice acrilica, queste ultime realizzate dall’amico pittore iperrealista Andrea Ciresola) nelle quali recupero, ma reintepretandola, la tridimensionalità del luogo architettonico originario. Dunque un percorso che parte dalla tridimensionalità architettonica per approdare alla bidimensionalità di una fotografia astratta geometrica, per tornare poi di nuovo alla tridimensionalità di installazioni formate dagli stessi elementi geometrici che componevano la fotografia. Questa operazione ha un doppio valore concettuale, in quanto metafora della capacità dell’uomo di modificare l’ambiente, ma anche della continua evoluzione della personalità di ciascuno di noi attraverso scomposizioni e ricomposizioni delle nostre emozioni ed esperienze. E' un circuito concettuale nel quale si possono probabilmente cogliere reminiscenze di Malevic, Mondrian, El Lissitsky, Rothko, Peter Halley, ma anche di psichiatri come Freud, Jung ed altri.
(S)Composizioni-Metafora della Vita
La ricerca parte infatti dalla fotografia di architettura per raccontare in forma di metafora - e anche attraverso installazioni/sculture ricavate dalle fotografie - due storie: a) la nostra capacità di trasformare l’ambiente e la società in cui viviamo; b) la continua evoluzione della personalità di ciascuno di noi, attraverso scomposizioni e ricomposizioni delle nostre emozioni, idee ed esperienze di vita.
Sfruttando particolari prospettive di scatto e la compressione della profondità attraverso un forte zoom trasformo paesaggi di architettura contemporanea in immagini di geometria astratta nelle quali profondità e tridimensionalità spesso svaniscono del tutto. Ma poi, utilizzando le stesse forme geometriche che compongono la fotografia, realizzo installazioni in plexiglass e sculture in vetro (oppure ancora in acciaio dipinto con vernice acrilica, queste ultime realizzate dall’amico pittore iperrealista Andrea Ciresola) nelle quali recupero, ma reintepretandola, la tridimensionalità del luogo architettonico originario.
Dunque un percorso che parte dalla tridimensionalità architettonica per approdare alla bidimensionalità di una fotografia astratta geometrica, per tornare poi di nuovo alla tridimensionalità di installazioni formate dagli stessi elementi geometrici che componevano la fotografia.
Questa operazione ha un doppio valore concettuale, in quanto metafora della capacità dell’uomo di modificare l’ambiente, ma anche della continua evoluzione della personalità di ciascuno di noi attraverso scomposizioni e ricomposizioni delle nostre emozioni ed esperienze. E' un circuito concettuale nel quale si possono probabilmente cogliere reminiscenze di Malevic, Mondrian, El Lissitsky, Rothko, Peter Halley, ma anche di psichiatri come Freud, Jung ed altri.
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