Aridity in my garden

Aridity in my garden

E' l'esorcizzazione ironica delle mie debolezze. E' il totale abbandono, la resa ai "mostri che abbiamo dentro" che assolutamente indisturbati prendono il controllo del mio corpo ormai a pezzi e, come su una scena di un incidente, sotto lo sguardo vuoto della maschera terrorizzata della mia faccia (minacciata dalle squadre simbolo del pensiero razionale), portano via ciò che ne resta, come fossero netturbini al lavoro.

Il fatto che abbia realizzato il disegno durante la convalescenza da una slogatura che mi ha immobilizzato per un mese, e che questo sia successo al ritorno da un viaggio duratone sette, mi ha dato l'idea per alcuni dettagli che suggerissero un impedimento, un fastidio: la freccia di Achille nella gamba in primo piano, zanzara e spine sulla mano a sinistra, una bicicletta distrutta in primo piano, un aereo schiantato, una mongolfiera bloccata, un cinghiale pesante sul ventre, una gamba legata sullo sfondo a sinistra, un furto di cuore accanto, chitarre appese o abbandonate (come le cetre ai salici), un pene intorpidito incastrato su un albero, la fine del mito, del mistero, della fantasia simboleggiata da una statua dell'isola di pasqua minacciata da un martello.

Impedimenti e blocchi della mente, ombre dell'esistenza, che a qualsiasi livello dell'essere (carnale, spirituale, artistico) agiscono come diserbanti, repellenti per cui niente nasce, niente vive, per cui ciò che rimane è solo è una forte "Siccità nel mio giardino".

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