L’argilla in francese è più fragile: argile. Il lavoro Argile parte da una riflessione disidratata sul tema della cura: è uno sforzo a togliere, ad asciugare. È un’indagine sulla fragilità e sulla mancanza di attenzione e di acqua. Dentro ci sono stati di apparente normalità che però nascondono crepe: piccole crepe; ferite, graffi, anomalie. Frane: piccole frane, terra che scivola via. Tracce: terra che prova a restare. E poi squarci, urla mute, grida silenziose. l’argilla senz’acqua rinasce frammento, si sgretola come fanno un corpo o un’anima lasciate senza nutrimento, senza cura: che invece è innanzitutto sguardo, osservazione. Cura è saper ascoltare i segnali: piegarsi a raccoglierli, stare dove ci chiedono di stare. Allora guardare non è soltanto fermarsi sugli oggetti: si fa pratica. Guardare diventa provare a vedere destini. E riuscirci, alla fine.
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celeste,
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