Resistenza Amazzonica

Resistenza Amazzonica

Negli ultimi otto anni, sono stati tre gli indigeni Shuar assassinati per aver manifestato il loro disaccordo con le attività di estrazione mineraria a grande scala nel sudest ecuadoriano. Erano difensori della Natura e della giungla Amazzonica, voci vive e “guardiani” dei “loro territori e del loro ecosistema”. L’assassinio dei tre indigeni è rimasto nell’impunità fino ad oggi. Panantza-San Carlos è solo uno dei 6 grandi progetti minerari “distruttivi”, in un totale di 26 progetti attualmente presenti in Ecuador, di concessioni a Imprese Straniere per attività estrattive, principalmente d’oro e rame.
Il mio progetto è stato realizzato tra ottobre e dicembre 2016, prima e durante lo “stato Marziale” che il Governo ecuatoriano dichiarò e che durò due mesi, causa gli scontri avvenuti di militari e polizia contro un gruppo di Shuar, che decisero rioccupare la zona di Nankints dopo essere stati sfollati violentemente per dare passo alle attività minerarie. La provincia di Morona Santiago nel sudest amazzonico è stata recentemente militarizzata, e alcuni leaders, come altri indigeni Shuar sono stati catturati e perseguitati e alcuni tuttora rimangono fuggitivi e nascosti nella selva. Nel passato la popolazione Shuar non è mai stata vinta pur avendo sempre difeso la sua terra.
L’antico popolo Shuar, conosciuto come i temuti “riduttori di teste” vive da sempre nel territorio amazzonico nel sur oriente ecuadoriano e nord del Perù, probabilmente da centinaia d’anni. Né l’Impero Inca né la Conquista spagnola riuscirono ad impadronirsi di queste terre, e appena 22 anni fa gli Shuar la difesero nuovamente partecipando alla Guerra dell’Alto Cenepa contro i peruviani.
Conoscendo queste vaste terre fangose come il palmo delle loro stesse mani, e forti delle loro conoscenze ancestrali, furono in prima linea sul fronte della guerra guidando e sostenendo un intero esercito di militari ecuadoriani inesperti della sopravvivenza nella giungla.
Dichiarati Eroi Nazionali per la loro partecipazione a lato del esercito durante il conflitto armato, oggi sono considerati “ribelli” per voler continuare a preservare le loro terre ancestrali e difendere i loro diritti contro l’irrefrenabile e distruttivo “progresso”.

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