le identità perdute
Hai lasciato alle tue spalle l’identità, il sapere chi sei, questa certezza, questo “mettere a fuoco” ciò che vivi e il mondo in cui vivi. Hai perduto le tue sicurezze, la tua presunta individualità, che è svanita, come svilita perché testimone di valori, certo, ma di valori che opprimono e ostacolano il processo di conoscenza autentico dell’io, del suo vissuto. Il sapere chi sei, e cosa saresti diventato: quanto ti rimaneva. Il farti chiamare per nome, l’accarezzare l’altro, il riconoscersi con poche parole. Adesso è come se questo eccesso di prossimità ti facesse soffrire. Hai perduto la tua identità e hai paura, hai paura di rimanere solo. Senza spiegazioni. Il limite talora è sottile, ma questo progetto di identità perdute nasce proprio da questa paura. E la tua ricerca di un’identità definitiva è diventata quasi un’ossessione. In negativo. Sai bene che il corso della vita è anche una successione di incontri. Adesso stai vivendo in un segmento temporale che favorisce l’alternanza, la transizione continua, la lotta perenne fra le alterità in gioco, in una cultura tecnologica capace di ristrutturare periodicamente l’ordine delle relazioni maschili e femminili, sequenze di luce e buio, polarità di bene e male. L’immagine, anche fotografica, di ogni cosa, assume un aspetto vano. Anche se il tuo corpo continua ad esporre come non mai la sua debolezza: questo bisogno maledetto di amore, di contatto. E scambio.
E continui ad appoggiarti a lei anche se lo sai: nessuna identità creata in questo nostro tempo è davvero permanente. Se non nella memoria della storia dell’arte. Quindi ti imponi una rinuncia necessaria, credo: per esistere devi in primo luogo spogliarti della tua inviolabile personalità. L’uomo contemporaneo è come Pegaso: una divinità senza legami (anche se, forse, “divinità” è un termine impegnativo). Così decidi di non rimanere chiuso in te, perché così è impossibile “vederti”. Ti è indispensabile acquisire una certa distanza per poter attuare un tentativo di conciliazione perenne, alternato all’incarnazione continua degli opposti. Tutta la tua identità resta praticamente perduta se non fai un passo indietro e non osservi chi hai di fronte con “una nuova idea”. Ricordi: conoscere è stabilire prospettive. Ma questa visione prospettica continuerà a mancarti per sempre se resterai chiuso nello spazio stretto della tua identità primordiale…rassegnati ad essere una moltitudine, una musa inquietante, un ascoltatore muto, un amante nascosto, un abbraccio mancato e impossibile…oggi tu vivi in un tempo e in uno spazio che permettono tutto ciò. La paura non svanirà. Questo tuo progetto non conoscerà fine, finche non finirà il tuo bisogno di comunicare.
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