Dopo il raccolto
Se l’arte è dare vita alle cose, l’arte di oggi è ridar loro vita. Con questa consapevolezza, che è anche un programma, Vincenza Benedetto dà corpo al proprio vedere e soprattutto sentire in opere pittoriche che, riutilizzando oggetti, impiegandoli in funzioni diverse da quelle native, sperimentandoli in combinazioni e vesti inedite, ma anche riciclando materie prime e lavorate, prodotti e manufatti vari, conferiscono una nuova esistenza e identità – e persino dignità – a quanto si pensava scartato e abbandonato, come se si concedesse un extra time al dismesso, all’emarginato. In altre parole, ci dice che l’inutile, per via artistica, può trasformarsi nel suo opposto, nell’utile (almeno estetico) e che il riscatto, se può valere per le cose, può valere anche per le persone.
Affinando il suo espressionismo astratto e materico ma anche proseguendo nel suo discorso dei frammenti, schegge di realtà con una loro autonomia che rimandano però a un tutto di cui sono parte, tasselli di una composizione modulare, l’artista ci ricorda che viviamo in una società parcellizzata, che corre veloce, tanto da rischiare di inciampare e rotolare su se stessa disgregandosi, disperdendosi appunto in frammenti, materiali da un lato, ideologici e culturali dall’altro, come un vetro infranto. Ma l’arte può rigenerare e redimere e i vuoti sono sempre a rendere.
The Regenaration of Art
If art is to give life to things, the art of today is to restore their lives.
With this awareness, which is also a program, Vincenza Benedetto gives substance to her vision and feelings mainly in paintings that reusing objects, using them in functions other than those native, experiment with different combinations and unusual roles, but also recycling raw and processed materials, products and various objects, give new life and identity - and even dignity - to what was thought to be discarded and abandoned, as if an extra time has been given to the abandoned, the marginalized.
In other words, she tells us that the useless, through art, can be transformed into its opposite, in something useful (at least aesthetically) and that if the redemption can affect things, it can also affect people.
Refining her abstract and materic expressionism, but also continuing her speech of fragments, shards of reality with their own autonomy, however referring to a whole of which they are part, tiles in a modular composition, the artist reminds us that we are living in such a fast-running and fragmented society that risks of stumbling and rolling on itself, disintegrating, scattering, indeed, in material fragments on the one hand, and ideological and cultural on the other, like a broken glass. But art can regenerate and redeem, and empty bottles are always refillable.
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