Io e Mondrian

Io e Mondrian

Pittura, Astratto geometrico, Acrilico, 100x100x2cm
In questa tela è sintetizzato il mio rapporto artistico-filosofico con Mondrian.
La griglia posizionata all’angolo sx in alto, omaggio dichiarato al Maestro, rappresenta il punto di partenza per la mia personale rivisitazione del Neoplasticismo da lui codificato. Le linee verticali hanno un prolungamento in basso che rompe il perimetro della griglia stessa, allo scopo di prefigurare un Oltre da esplorare, o da creare, o da riempire. E, infatti, c’è il cielo che simboleggia l’Infinito Spaziale, quale Realtà non comprimibile entro schemi fisici o speculativi. In tale cielo si staglia lo skyline di una città moderna, quella che secondo Mondrian avrebbe realizzato la sintesi fra esistenza libera e felicità. In diversi suoi scritti (Il Jazz e il Neoplasticismo del 1926; L’arte astratta pura del 1929) è rimarcato il convincimento che la nuova architettura, contraddistinta da edifici di vetro, strade sempre illuminate e locali notturni con musica jazz, proietterà l’essere umano in una dimensione dove Arte e Filosofia produrranno ritmi vitali privi di forme convenzionali, liberi da condizionamenti e oppressioni.
A dx in basso ho inserito una composizione a scacchiera, ispirata alla sua famosa Scacchiera del 1919. Sul lato dx della tela vediamo una fanciulla che ‘fa volare’ un aquilone: la fanciulla è il futuro, l’aquilone è il simbolo del movimento dalle traiettorie non prevedibili. Si può notare che, cielo a parte, ho utilizzato per i vari elementi del quadro esclusivamente i colori di Mondrian: primari e non-colori.
Una linea curva, di colore nero, collega la griglia alla fanciulla: è il cordone ombelicale che mi unisce all’arte del Maestro e, al tempo stesso, è la deviazione consapevole dai canoni da lui fissati. Insomma, è simbolo di unione e separazione.
Egli fu per tutta la vita rigoroso assertore delle ortogonali intese come imprescindibile parametro rappresentativo. E fu talmente coerente con tale impostazione da rompere perfino l’amicizia con Theo van Doesburg, per avere questi introdotto la diagonale nei quadri e nei progetti architettonici.
Gli studiosi hanno variamente definito Mondrian ostinato e severo, rigoroso e puritano. E tale egli fu sempre, nei confronti degli altri e verso se stesso. Fino in fondo volle tenersi inchiodato alla croce delle sue teorie, contaminate (fin troppo) da premesse teosofiche. Doveva almeno intuire che non si può inchiodare, nemmeno per un attimo, la libera creatività dell’Arte. Negli ultimi dipinti notiamo un disallineamento non da poco rispetto alle premesse teoriche del neoplasticismo; ma egli ha giustificato le nuove modalità espressive come perfettamente coerenti con la sua ventennale tensione verso l’espressione dell’universale.

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