Core
Quello che resta 1 (altra angolazione)
In questa versione orizzontale l’opera ritorna a leggersi per la sua funzione originaria, semplice e quotidiana. Infatti l’elemento principale, lo scheletro a molle di ferro di un materasso era abitualmente in quella posizione e quindi ne rivela la sua valenza simbolica e lo scorrere del tempo giorno dopo giorno, testimone silenzioso di nascite, di morti, di passioni, di tormenti, di infinite e insospettabili storie che si celano dietro una vita. Non ricordo più da quanto tempo è rimasto in un angolo del mio studio in attesa, come tante altre cose, di essere protagonista di una creazione che lo valorizzi e lo racconti, ma ricordo che al primo sguardo mi ha trasmesso una bellezza formale incredibile.
Quello che resta 2
In un’epoca storica ricca di catastrofi eclatanti come gli attacchi terroristici, i bombardamenti, i terremoti, dove tutto diventa detrito, macerie, fuoco e cenere, e ricca di catastrofi intime come le ingiustizie, l’abbandono, la solitudine, la violenza sociale, vedo tutto ricoprirsi da una coltre di nero dolore, il nulla sommerge le vite, le speranze e predomina l’immobilità. Intere famiglie di ogni ceto sociale annichilite da accadimenti fuori da ogni logica e previsione subiscono i poteri forti, la religione, le ambizioni umanitarie, le mode sociali. L’opera comunque non vuole essere polemica, vuole indagare il lutto interiore, la pietrificazione, l’indurimento, l’inerte sopportazione di una sofferenza inflitta e non meritata.
Quello che resta 3
Forse quest’opera è sempre stata nella mia mente e adesso (terminata il 6 dicembre 2016) finalmente si è concretizzata. Ci lavoro da settembre iniziando dalla superficie della tela dove avevo previsto prima dell’imprimitura dei riquadri con della carta da parati e dei riquadri con carta di cotone. L’imprimitura ha ricoperto tutto e quasi non si distingueva dove fosse l’una e l’altra ma grattando…grattando è spuntata più bella e interessante che mai. Anche la sedia (o meglio i resti di quella che era) è stata rivestita di imprimitura e grattata in modo da evidenziarne alcune linee e decori, essa fa da arto sporgente a quella che ritengo una “visione tridimensionale”. Infine è stato creato il cuore di cui parlerò nel dettaglio in seguito. La dimensione totale dell’opera è di 140x210x50 cm
Quello che resta 3 (particolare 10)
Collezionata con amore e stima nei confronti di chi l’ha costruita e scolpita a mano, questo relitto di sedia ha una forma straordinaria e un fascino che mi entusiasma. Ancor prima che la usassi per la mia poetica essa era già “altro” perché mancante proprio della seduta in legno. Per me le sedie vuote sono assenza che rivelano la presenza ma in questo caso è diverso, questa sedia è tanto abbraccio quanto trappola, è divenuta un’entità e poi … messa in quella posizione sembra quasi una sentinella a protezione.
Il nascondiglio
Quello che resta? Contenitori. Anche un volto è un contenitore. Un contenitore e un nascondiglio. Quante cose nasconde..... inutile provare a supporle o a raccontarle. In questo caso è protetto nel fondo di un vecchio sportello insieme ad una chiave, custode a sua volta di chissà quale porta o baule, di chissà quali realtà. Tutto si sovrappone all'infinito. misura dell'opera: 50 x 30 x 5 cm anno: 2016 tecnica: olio, carbone, graffite, carta, legno, metallo, vetro
Luogo 6 (quello che resta)
Opera della serie "Quello che resta", 81x111cm, ruggine, vinaccia cristallizzata, pigmenti su carta di cotone intelata. Traccie di utensili agricoli, di bulloni, viti, catene, ingranaggi, elementi maschili (invece che femminili come negli ultimi 10 anni) che ricostruiscono un "luogo".
Luogo 5 (quello che resta)
Opera della serie "Quello che resta", 81x111cm, ruggine, vinaccia cristallizzata, pigmenti su carta di cotone intelata. Traccie di utensili agricoli, di bulloni, viti, catene, ingranaggi, elementi maschili (invece che femminili come negli ultimi 10 anni) che ricostruiscono un "luogo".
Luogo 1 (quello che resta)
Opera della serie "Quello che resta", 81x111cm, ruggine, vinaccia cristallizzata, pigmenti su carta di cotone intelata. Traccie di utensili agricoli, di bulloni, viti, catene, ingranaggi, elementi maschili (invece che femminili come negli ultimi 10 anni) che ricostruiscono un "luogo".
Altre opere
Luogo 3 (quello che resta)
Opera della serie "Quello che resta", 81x111cm, ruggine, vinaccia cristallizzata, pigmenti su carta di cotone intelata. Traccie di utensili agricoli, di bulloni, viti, catene, ingranaggi, elementi maschili (invece che femminili come negli ultimi 10 anni) che ricostruiscono un "luogo".
Luogo 2 (quello che resta)
Opera della serie "Quello che resta", 81x111cm, ruggine, vinaccia cristallizzata, pigmenti su carta di cotone intelata. Traccie di utensili agricoli, di bulloni, viti, catene, ingranaggi, elementi maschili (invece che femminili come negli ultimi 10 anni) che ricostruiscono un "luogo".
Luogo 4 (quello che resta)
Opera della serie "Quello che resta", 81x111cm, ruggine, vinaccia cristallizzata, pigmenti su carta di cotone intelata. Traccie di utensili agricoli, di bulloni, viti, catene, ingranaggi, elementi maschili (invece che femminili come negli ultimi 10 anni) che ricostruiscono un "luogo".
Quello che resta 3 (senza ombre)
L’opera è stata pensata tridimensionale proprio per far interagire le ombre naturali nella struttura ma questa versione foto-grafica, utilizzando il flash, rivela tutto il rigore formale con cui è stata pensata, le linee d’ombra fanno parte della sedia grattando il legno e la disegnano in modo impeccabile, lo stesso vale per il resto.
Quello che resta 2 (particolare 4)
L’opera è prevalentemente grigio nero, chili di pigmento in polvere sommergono queste presenze simboleggiate dalle scarpe, non vuole essere una rappresentazione teatrale ma un riferimento preciso, infatti queste sono abbastanza ordinate, quasi totalmente accoppiate e quindi colpite nella sua serenità. Tra queste al centro un paio di scarpette da bimba che illuminate dal pigmento bianco caduto da l’alto assumono una valenza antropomorfa esaltante. Unico slancio, unico urlo nel vuoto e nel silenzio.
Quello che resta 1 (particolare 1)
Un altro elemento protagonista nell’opera è questa antica serratura arrugginita. Io non l’ho mai vista inserita nella sua funzione reale e quindi la guardo stupita da quello che mi trasmette, una forma che contiene l’organo sessuale maschile e femminile insieme, ha il sapore di una cintura di castità, di un’arma, di fragilità, di ingranaggio. Questa serratura è sopravvissuta alla porta e alla casa che doveva proteggere e dopo circa 70 anni era tra le ferraglie di mio padre in campagna, abbandonata all’aperto, arrugginita e sofferente, che dire…. me ne sono innamorata e volevo dargli un altro destino. Forse merita di più di questo quadro e in effetti non so se ci resterà per sempre.
Quello che resta 1 (particolare 2)
Come dicevo questo elemento (una serratura di circa 100 anni fa) al contrario da quella che dovrebbe essere la sensazione data dalla sua funzione originaria rivela una certa fragilità e un’ambiguità che non riesco a spiegarmi. Solo da questa angolazione si vede il foro della serratura e questo sta ad indicare che poteva chiudersi con la chiave solo da dentro…….strano ed affascinante…..per me!
Quello che resta 1 (particolare 4)
In questa storia casuale fatta di ritrovamenti a volte reali a volte fantasmagoriche mi lascio trasportare, non manipolo, niente ha dei riferimenti reali ma tutto si incontra e convive al di là di un senso. Chi non è mai venuto a contatto con la ghiera di una bicicletta?
Quello che resta1
Nell'opera vi è l'utilizzo del pigmento in polvere bianco che agisce come il pulviscolo atmosferico (cade lento e costante su tutte le cose fossilizzandole) e della ruggine ricavata dagli oggetti di metallo usati che tra l'altro assorbono e rilasciano più di quello che immaginiamo. Cerco di trovare il modo di dialogare con questa materia dura e fredda e sto scoprendo tantissimi fattori alchemici.
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