Core
Derma (High protection)
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
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Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Disordine elementare #01
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Dermasol
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Corner ( Your place as your frame )
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Disordine elementare
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Dermachrome
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
drmachrome
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
your place as your skin
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Altre opere
Derma (High protection)
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Derma (High protection)
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Place #2
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Attraversamento notturno
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Attraversamento notturno # 2
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Attraversamento # 3 (dormiente)
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Attraversamento notturno # 4
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Attraversamento notturno 032016
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Attraversamento notturno 92016
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
scala dei turchi 1541
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Attraversamento notturno 1010216
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Lights signs
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Trasformazione
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
your place as your skin #4
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Un pò di Venezia a Realmonte ( shooting di fotografi locali al belvedere del Fai a Realmonte)
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Il banner "scomparso" ( un banner durato una notte )
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Untitled ( selfie )
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Azione a Capo Rossello - Realmonte
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Derma ( 01 interno in studio )
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Derma ( 02 interno in studio )
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Derma ( 03 interno in studio )
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Derma ( Reperto #1)
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Sulla strada del Parco-Museo White Wall
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Derma ( Reperto #2 )
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Reperti # 1
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Reperti #2
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Reperti#4
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
My paint around to Pellegrino's welcome
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
portable wires ( White wall )
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
portable wires
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
your place as your skin (banner)
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
DermAchrome
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
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Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
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Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
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Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
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Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
DermAchrome
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Agrigento
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Agrigento
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Derma (memoria)
Derma ( High protection ) Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag). L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico. L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi. Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.” Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi. Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
Derma
Il progetto inizia a delinearsi quando, nell’estate del 2016, l’artista viene invitato a presentare un lavoro per il “Parco Museo Scala dei turchi/ White Wall”, dal curatore-proprietario Giuseppe Alletto, presso il comune siciliano di Realmonte (Ag).
L’installazione presentata è un allestimento “in campo aperto”, dove l’autore con l’uso di materiali diversi ha messo in scena la relazione che intercorre tra il pensiero, la riflessione e l’attraversamento nel paesaggio attorno. E così, come in uno dei tanti “giardini planetari”, ispirati dall’opera dello studioso francese Gilles Clement, in un terreno residuo, vincolato dalle norme urbanistiche per la bellezza e fragilità del paesaggio, dove non è permesso edificare, l’uomo - il proprietario del fondo - ha scelto, responsabilmente, di realizzare un parco artistico.
L’artista dunque, ha proposto la configurazione di un epifenomeno - ossia la trasformazione superficiale del medium che ha utilizzato - una lastra di lattice colorato - che durante il tempo di esposizione alla luce solare (filtrata attraverso una protezione aerea) questa, con la sua violenza meridiana, cancella quello che l’autore, su di essa, aveva precedentemente scritto: “Your place as your skin” e sotto la scritta in inglese, la corrispondente frase in lingua siciliana: “A terra sutta i to pedi e comu a to peddi”. Successivamente ripetute attraverso un banner rosso stampato e posto sotto la stessa copertura. L’azione ha voluto così intraprendere un confronto tra l’opera e il luogo, famoso per l’alta densità costruttiva di fabbricati abusivi.
Quindi, come scrive Dario Orphèe La Mendola: “L’opera, esposta agli agenti atmosferici, vive insieme al tempo, mutando forma, in perfetta coerenza con il susseguirsi delle stagioni. Il risultato è, infine, la narrazione del vissuto reale.”
Cosìcché, alla fine, dopo la lunga estate calda, dai giorni assolati e le notti umide, e per il vento nei giorni di mare in tempesta, dell’opera rimane una lastra in latex come corrosa dagli acidi, che in alcune parti appare bruna in altre opalescente. I residui, come antichissimi reperti verranno installati al Museo Archeeologico di Caltanissetta il 20 Novembre 2016. Ma il progetto rispende ad animarsi.
Infatti, sarà lo spazio della “traspirazione”, che la natura imperiosamente richiede, a indicare all’artista la strada per una nuova e più estesa ricerca, cosicché produrrà nei mesi successivi la serie di lavori intitolati “Disordine alimentare” e “Dermachrome”; lavori a volte informali e materici, dove la superficie-pelle, contiene ed espone i residui delle attività quotidiane dell’uomo, sono ancora una volta lastre di latex, ma anche superfici lignee e scatti fotografici, in un work in progress di cui se ne sconosce l’ampiezza.
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