URLO MATERNO
“Urlo materno”, legno, h. cm 100x260, 1972, collez. priv., Siderno (RC) “…In questa mostra sidernese troneggia una maternità in legno (ed è facile scambiare per terracotta) in cui la madre, il capo ed i capelli rivolti all’indietro, il bimbo stretto al seno, appare, nella sua drammaticità, scolpita secondo i canoni classici. Il grembiule, però, si svasa, pur conservando la sua impronta figurativa, in un rombo che non interrompe, ma continua su di un piano più ardito il modulo classico. Questo passaggio dal classico a forme che permettono di intuire uno slancio sincero verso una nuova figurazione è leggibile in più di un’opera di Giuseppe Correale e diventa un simbolo, un segno della sua personalità…” (Aldo Spinardi, Classicità, eleganza, dolcezza nelle forme di Giuseppe Correale, in La Gazzetta del Sud, 1981)
LA FAMIGLIA
“La famiglia”, marmo rosa del Portogallo, h. cm 115, 1986, propr. dell’artista “V’è…un pregiatissimo marmo rosa che raffigura “La famiglia”, nel quale scompaiono i dettagli ed è dal complesso che emergono le sembianze della coppia che insieme sorregge il figlio…A dimostrazione della validità dell’idea centrale che supera e usa la tecnica, il risultato è…: penetrazione e comprensione del momento di cui l’artista si è fatto portavoce: la serenità della famiglia. Al visitatore non desterebbe eccessiva meraviglia forse se …dal marmo si sprigionassero sorrisi luminosi che gratificano la serenità di un momento familiare...” (Salvatore G. Santagata, Le opere di Correale dove l’idea si fa cosa”, in Paese Sera/Calabria, 20 agosto 1981) “…il marmo rosa del Portogallo “La famiglia”, tralcio di figure umane, monumento alla vita…” (Marcello Venturoli, Incontro con lo scultore Giuseppe Correale, in Brutium)
ATOMO NEL GRAN TUTTO
“Atomo nel gran tutto”, bronzo, h. cm 105, 1978, collez. priv., Siderno (RC) “In chiave drammatica e di liberazione va colto “Atomo nel gran tutto” …., in cui le due figure magre e slanciate sono proiettate in direzione del cielo ed interamente assorbite da uno strano prodigio, apparso improvviso ai loro occhi. La disposizione delle braccia e lo slancio dei loro corpi inducono a pensare che hanno camminato a lungo sulle ali di un’ansia irrefrenabile e di una inquietudine protesa ad una liberazione… E il “quid” che richiama ed attrae a sé le creature è significativo di un anelito a cui l’uomo difficilmente riesce a sottrarsi, proprio perché la pura terrestrità non appaga e non soddisfa mai interamente l’essere umano…” (Carlo Antonio Pascale, Giuseppe Correale SCULTORE, ediz. Frama Sud, 1978, pp. 67,68) “In questo gruppo in bronzo lo scultore mira all’essenzialità. Le due figure scarne e fantastiche “corrose dallo spazio vuoto che le circonda” sembrano come impaurite “nella infinita vacuità dello spazio”. Trasmettono un senso di solitudine paragonabile a quella che solitamente si trova in alcuni lavori realizzati, dopo l’esperienza cubista e surrealista dello scultore e pittore svizzero Alberto Giacometti….L’esile, sensibile plastica delle figure “che in parte sembrano evocare le forme di alcuni bronzetti preistorici”, suggerisce la relazione esistente tra spazio e ambiente.” (Luigi Vento, GIUSEPPE CORREALE scultore, stampa Arte Tipografica s.a.s., Napoli, 2008, pag. 62)
UOMINI NELLO SPAZIO
“Uomini nello spazio”, marmo di Carrara, h. 47x85, 1982, propr. dell’artista “Quest’opera rivela l’attenzione dell’artista per il gruppo, ma altresì al movimento; questi personaggi sembrano librarsi nei cieli, legati gli uni agli altri, in un solidale abbraccio. Sotto il profilo dell’essenzialità, questa è forse l’opera più avanzata dell’artista: se fossero eliminate le piccole sfere che rappresentano il capo, avremmo un elegante intreccio di linee, con il concretarsi di un movimento leggero, a ritmo costante, che non è facile realizzare con il marmo o con il bronzo. Non guastano però le sfere, unicamente dicono che non si può strappare il cordone ombelicale con il figurativo. D’altronde, se si svolge lo sguardo alla serie di ritratti, sopratutto di fanciulle o di giovani donne, delicati, dalle linee dolci, talvolta forse troppo accarezzati, è naturale pensare che quest’opera, che può avere una lontanissima affinità con le sculture di Mastroianni, rappresenta, come arditezza di concezione, il massimo che ci si può attendere da un fedele ammiratore di Donatello.” (Aldo Spinardi, Giuseppe Correale: dalla sofferenza alla serenità, in Il Mattino, 1981)
LA SIBILLA
“Sibilla”, bronzo, h. cm 65x65, 1975, propr. dell’artista “…Sibilla colta in atteggiamento di assoluta meditazione. Nel sorriso appena accennato, tanto da sembrare una smorfia, c’è un’intonazione malinconica quasi la vergine profetessa avverta incombere su di sé il destino, che sarà poi quello di Cassandra, l’infelice figlia di Priamo, di non essere creduta….” (Luigi Vento, GIUSEPPE CORREALE scultore, stampa Arte Tipografica s.a.s., Napoli, 2008, pag. 62)
CONTORSIONE A DUE
“Contorsione in due”, bronzo, h. cm 93, 1973, propr. dell’artista “…la “contorsione”, per l’artista, ha la funzione di vibrazione della creatura o delle creature nello spazio, per una loro penetrazione e collocazione nello sviluppo longitudinale dei corpi e nel perfetto movimento delle braccia e delle gambe….” (CORREALE scultore, tesi dell’allieva Maria Tramontana, relatrice prof.ssa Maria A. Mamone, Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria - Scuola di Pittura, a.a. 1997 - 1998)
BALLERINA
“Ballerina”, travertino, h. cm 75, 1980, propr. dell’artista “Se la danza è “armonia che si ottiene attraverso un susseguirsi di movimenti del corpo ritmato su un testo musicale”, del quale costituisce l’espressione figurata, bisogna dire che Correale in quest’opera è riuscito a rappresentare, pur nella staticità del soggetto, la bellezza armonica delle forme della giovane danzatrice e a farci cogliere, attraverso l’immaginazione, un segmento di tale bellezza in movimento.” (Luigi Vento, GIUSEPPE CORREALE scultore, stampa Arte Tipografica s.a.s., Napoli, 2008, pag. 62)
IL DROGATO
“Il drogato”, bronzo, h. cm 65, 1981, collez. priv., Siderno (RC) “…abbiamo definito classico, un bronzo “Il drogato”, nel quale dall’insieme dei dettagli che scendono fino ai particolari dei muscoli colti nello spasmo, emerge il particolare momento dell’avvio della crisi di astinenza..…Al visitatore non desterebbe eccessiva meraviglia forse se dal bronzo partissero improvvisi gli urli propri del drogato rimasto in secca..…Migliore risultato Correale non poteva certo pretendere….” (Salvatore G. Santagata, Le opere di Correale dove l’idea si fa cosa”, in Paese Sera/Calabria, 20 agosto 1981)
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