...antropophagus...
Nell’amore assoluto perdiamo ogni resistenza mentale, ci concediamo e ci spogliamo da ogni paura, anima e corpo cessano ogni antagonismo proiettati verso uno scopo comune; è un’affascinante danza, quella in cui riconosciamo in un essere estraneo (ma allo stesso tempo a noi molto simile) qualcosa senza cui non poter vivere…
E’ così che prende vita in noi una piccola mutazione; aperti al “turbamento”, il nostro corpo diventa estremamente percettivo, siamo propensi ad accettare che la novità ci entri dentro per cambiarci irrimediabilmente, ed assumiamo a canale preferito la più antica fonte di piacere…Chi amiamo parla, racconta, tira fuori da sé ciò che ha dentro attraverso la bocca ed alla nostra lo porge, noi che automaticamente la schiudiamo impercettibilmente per meglio ascoltare, per meglio preparare la strada a ciò che da noi verrà.
Gustando l’altro lo avviciniamo a noi, lo eleggiamo a nostro nutrimento in quanto reputiamo di non poter trarre da esso altro che bene.
Eppure, non soltanto desideriamo che ciò che amiamo venga in noi; altrettanto ardente è il bisogno d’essere noi stessi nutrimento.
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matteo
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