HABITUS

HABITUS

Scultura, Filosofia, Metallo, 120x190x60cm
Dietro la maschera non vedo me stesso mascherato, se non specchiandomi. E’ lo specchiarmi dunque che mi consegna il ruolo della maschera? La maschera è una inter-faccia, un “volto” che si frappone tra la mia “identità” e l’altro ed in questo frapporsi trasforma l’identità di ciò che sono nell’identità di ciò che appaio. Per aderire alla maschera devo dunque osservarmi con gli occhi dell’altro, essere un’identità che vede il mascheramento di se stessa dal di fuori. Dunque è l’altro da me che mi consegna la maschera a cui aderire. E’ l’essere con altri, è l’essere sociale, l‘habitus, lo specchio che mi consegna il ruolo, la maschera invisibile della mia identità. E come potrei definirmi come identità se non aderendo ad una maschera? Come potrei costruire il significato che delimita la mia identità, il mio essere io e non altro, se non attraverso la maschera di me stesso?
(L'Opera fa parte dello sviluppo del tema "Ontologia della maschera")

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