Ho voluto sperimentare la pop art come forma di espressione contro la guerra,a cui partecipano purtroppo molti bambini, le tante guerre che i media non ritengono degne della nostra attenzione.Ho applicato diversi documenti del ministero dell’interno risalenti al 1915,dove i non interventisti erano prontamenti segnalati dalle e alle varie prefetture.Le prime pagine dell’Avanti uscirono quasi in bianco.Invitato da un amico gallerista e installatore a partecipare ad una mostra itinerante contro la guerra, visiono circa 30 opere,molto interessanti,crude e di forte impatto quasi giornalistico.Un senso di smarrimento e impotenza decelerò la mia analisi sul contenuto,avvertivo di profanare la pop art mai dimostrata prima ne tanto meno creata,l’ abituale vibrazione però mi esortava ad ampliarne lo screening.Mancava il settimo senso, una sacralità da celebrare,rinvenuto nella lieve luce di estese candele su spirale composta da filo spinato, trovato in vecchi campi di battaglia risalenti ai primi del 900.Il silenzio eloquente regna sovrano su tutte le reazioni emotive.. questo è ciò che provo e che ha compiuto l’opera.
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celeste,
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