NAUFRAGIO
Il linguaggio pittorico figurativo, nonostante i cambiamenti epocali che l’hanno coinvolto, rimane sempre uno strumento incredibilmente efficace per la trasmissione effusiva di sentimenti e sensazioni. Questa riflessione, vera in generale, diventa ancora più vera quando si pensa alle opere di Paca Ronco, che da tempo ormai sperimenta percorsi sempre nuovi, senza perdere di vista lo straordinario potere delle immagini. Pollock ha detto che “Ogni buon artista dipinge ciò che è” e per lei è proprio così: un misto di spensierata passione e di consapevole lucidità, come si vede in Naufragio. Apparentemente un paesaggio idilliaco, dominato dal cielo azzurro e limpido e dal mare appena più blu; in primo piano una spiaggia e un castello di sabbia. Potrebbe essere la descrizione visiva di un momento sereno, ma qualcosa induce ad un cambio di prospettiva. Questo qualcosa è la barchetta, che nel suo nitore domina la parte centrale del dipinto: sta per inabissarsi, portando con sé speranze e illusioni. Perché la vita è così: un alternarsi di gioie e delusioni, che mettono a dura prova l’essere umano, ma contemporaneamente lo costringono a mettersi continuamente in gioco. Nella sua poesia Allegria di naufragi Ungaretti ha scritto: E subito riprende/ Il viaggio/ Come/ Dopo il naufragio/ Un superstite/ Lupo di mare. Queste parole sembrano perfettamente adattarsi al dipinto: le difficoltà sono lo stimolo per riprendere in mano il proprio cammino e un naufragio può essere ossimoricamente allegro quando spinge a ricominciare, come fa Paca ogni volta.
Federica Mingozzi
Commenti 3
Inserisci commento