Hypersonage: Monna Lisa
I principi ispiratori della serie HYPERSONAGEs, di cui anche la Monna Lisa è una istanza, ad un primo livello di lettura sembrano, e sono, piuttosto agevoli da inquadrare: si tratta di riproposte in chiave iperrealista di soggetti divenuti ormai vere e proprie dramatis personae del racconto di un'Arte globalizzata, secondo la logica piuttosto incongrua insita nelle culture di massa, nelle estetiche pop, nella fenomenologia del cult.
In verità con HYPERSONAGEs si sviluppa un discorso più articolato.
Sin dai prodromi della cosiddetta "morte dell'Arte" e dalle precoci avvisaglie di quelle che sarebbero poi state le avanguardie storiche, gli artisti hanno cominciato a rispecchiare le proprie riflessioni sull'Arte anche attraverso rivisitazioni delle sue istanze più celebrate; pensiamo solo alla “Mona Lisa fumant le pipe” di Eugène Bataille, presentato nel 1883, che prefigura sorprendentemente le due L.H.O.O.Q di Duchamp, la prima del 1919 (e molte altre Monna Lisa che seguiranno).
Queste riflessioni non sono riconducibili semplicemente a una retorica della demistificazione o della parodia, ma hanno radici profonde nella stessa crisi dell'Arte moderna che, attraverso l'anti-arte delle avanguardie del XIX° secolo e l'estetizzazione a oltranza dell'immagine (fino all’anestesia per le immagini), ha condotto al processo di “dematerializzazione dell'oggetto artistico” − lo stesso Eugène Bataille può essere perfino considerato un artista concettuale ante litteram, un insospettato precursore, ma non l'unico, del suo tempo.
Il processo di de-realizzazione, di allontanamento da un realtà referenziale, caratteristico di tanta Arte contemporanea, nell'HYPERSONAGE collassa invece dentro un gioco di iperrealizzazione.
Lo fa anche attraverso l'alienazione dei suoi testi classici, capolavori oggi privati di ogni forma di aura, ridotti alla funzione di icone della cultura/mercato di massa: alienati, appunto, in quella iperrealtà che è descritta da Jean Baudrillard come una finzione allucinata e mistificante.
Parrebbe quasi una malattia senile dell'Arte che nella contemporaneità non trova spazi per una genuina rigenerazione.
Tornare alla realtà, seguendo per esempio la strada tracciata da certa filosofia attuale − secondo la quale, tra le altre cose, la negazione di una realtà oggettiva ed oggettuale è reazionaria, − è un modo per riportare l’Arte alla sua natura intrinseca, che non si può azzerare.
Gli HYPERSONAGEs paiono dunque tentare un passo indietro rispetto a quanto siamo abituati, riportando l'irrealtà della rappresentazione artistica alla realtà, e lo fa attraverso un escamotage: l'illusione del realismo, vale a dire lo sfruttamento di una retorica iperrealista.
L’iperrealtà degli HYPERSONAGEs si declina altresì su due livelli: l’iperrealismo, che è una questione tecnica ed estetica, inscrivendosi così in un genere riconosciuto dell’Arte contemporanea; e l’ipertestualità, dato che le opere sono ipertesti i cui i ipotesti sono facilmente riconducibili ai capolavori cui si ispirano e che sono universalmente riconosciuti.
L'iperrealismo così paradossalmente si distrae dal corpo della realtà, evitando l’inutile esercizio della duplicazione, e cerca corpo nell'Arte stessa, mimando una sorta di parusia, consapevole che si tratta pur sempre di una fata morgana.
Infatti sempre di illusione si tratta e questo statuto illusorio traspare nel gioco della scala, mentre l'illusione innanzitutto ostenta se stessa e si sbugiarda, pur non venendo meno.
Gli HYPERSONAGEs paiono dunque sortire dalla vulgata della storia dell'Arte, emancipandosi dai loro contesti, che sono le opere da cui prendono le mosse (gli ipotesti), e, come attraversando lo specchio di Alice, si ritrovano in un Paese delle Meraviglie: guardano il mondo e si fanno guardare, mentre nessuno è davvero in grado di intendere chi sia più illusorio, perché l'uno rispecchia l'illusorietà dell'altro, in una mise en abîme che apparentemente non lascia scampo.
Si può sperare ancora di denunciare l'illusoria misalliance di un massificato principio di piacere con il principio di realtà? Si può ancora sperare di farlo grazie all'instrumentarium retorico dell'Arte contemporanea?
Gli HYPERSONAGE tentano questa coincidentia oppositorum, sono la personificazione di un'aporia vivente nell'Arte, sono una prosopopea.
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saluti
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