ESCHATON III

ESCHATON III

In ESCHATON i quadri sono popolati da personaggi coscienti e apparentemente quieti, raccolti in una smarrita atmosfera che richiama, come un luogo inconscio della memoria, una circostanza avvolta da un manto conturbante. I quadri sono un passaggio tra la realtà cosciente e la dimensione onirica, proprio in questo effimero attimo i soggetti dipinti sono stati immortalati come una fotografia istantanea nello
spazio della nostra disordinata memoria. Questa labile condizione rispecchia, seppur in modo metaforico, la vicenda dell’uomo nella vita interiore, nell’intimità dell’esistenza , nel rapporto con il proprio palpabile corpo e il proprio intangibile spirito. I personaggi ritratti sembrano svolgere un’azione agitata ma è solo un attimo, quando si focalizza meglio la visione la scena si cristallizza e si ferma nel tempo e nello spazio circostante invitandoci a contemplare quel fugace momento. L’azione dei personaggi fluttuante sulla tela
ci mostra tutta la sua crudezza pittorica, dalla stesura del colore alla plasticità dei corpi, qui la pittura parla di se stessa. Pochi elementi come oggetti estranei ci indicano pian piano la via da prendere per uscire ed abbracciare il messaggio sottinteso.
Tecnicamente il lavoro di Paride Di Stefano richiama la vecchia scuola della pittura e si lega con quella moderna. La pennellata sulla tela è fatta di gesti delicati e violenti che se presi in piccole porzioni della tela rammentano quadri di astrazione coloristica e formale ma che nell’interezza visiva del quadro ci regalano un’immagine di lettura figurativa.

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